“Una leggina-tappullo, illegittima come un altro paio già dichiarate incostituzionali dalla Consulta”. È questo il lapidario commento delle associazioni ambientaliste WWF. LAC, Italia Nostra, VAS, LIPU, ENPA al testo  per riaprire la caccia praticata da tutti i Nembrotti liguri nelle aree contigue ai parchi naturali, licenziato oggi  in Consiglio Regionale.

«Le recente sentenza della Corte Costituzionale n.315, depositata l’11 novembre scorso, ha annullato un articolo di legge della normativa venatoria regionale, che illegittimamente ammetteva tutti i cacciatori nelle aree contigue dei Parchi Antola, Aveto, Magra, Portofino e Portovenere. La legge quadro nazionale sulle aree protette n. 394 del 1991 invece ammette nelle zone classificate “contigue” ai parchi solo i cacciatori residenti in quei comuni interessati, quale forma di compensazione per le persone locali.

Ma con la solita scusa fasulla e posticcia della tutela dell’agricoltura dai cinghiali (quale ? non certo quella assente nei pochi migliaia di ettari di entroterra montano interessato) , PD, PDL  e Lega Nord riformano la “strana triade calibro 12” per riportare i fucili (e per tutti i tipi di caccia, non solo la caccia agli ungulati) laddove la Consulta ha appena estromesso i fucili   “foresti”.

Il disegno di legge che a tambur battente (incalzato da un ridicolo “sciopero” di 2 giorni dei cacciatori cinghialisti dell’ATC 2 Ge-Levante, manco fossero dei lavoratori…) è un altro pateracchio illegittimo che rischia di fare la fine della norma già cassata dalla Consulta. Infatti la Regione si è inventata una sorta di zonizzazione esterna al parco, normata dal piano del parco, ove tutti i cacciatori anche non residenti possano cacciare come se niente fosse.

Ma questo stratagemma è stato anch’esso dichiarato incostituzionale nel 2009, quando la Corte Costituzionale ha bocciato il trucchetto del cosiddetto “paesaggio protetto”, esterno ai parchi, che consentiva di cacciare nelle fasce di protezione esterna del parco regionale delle Alpi Liguri (sentenza 272/2009)».

«Il Consiglio Regionale persevera nella strada senza sbocco delle sfide frontali alla Consulta e alle leggi dello Stato in materia di beni naturali, e non trova il tempo di occuparsi più proficuamente di salvaguardia del territorio», è il commento conclusivo degli ambientalisti.