di Eraldo Ciangherotti – La legge del “piano casa”, deliberata a Via Fieschi, è un altro aborto volontario. L’esecutivo di Claudio Burlando, infatti, ogni volta che tocca l’Urbanistica, fa danni e peggiora ulteriormente la situazione. La prova? Il disegno di legge n° 17-2010, in materia di rilancio dell’attività edilizia, appena sfornato il 3 dicembre scorso dalla Regione Liguria. Un fallimento vero e proprio, rispetto al testo di legge nazionale, varato in origine dal Governo Berlusconi, per favorire iniziative rivolte al rilancio dell’economia e rispondere anche ai bisogni abitativi delle famiglie. A fronte di alcuni piccoli benefici a favore dell’edilizia per le modifiche nel campo degli ampliamenti, il nuovo DDL, recentemente approvato in giunta regionale, pone, invece, ulteriori forti limitazioni alle demolizioni e ricostruzioni, rispetto al testo approvato nel 2009 e attualmente in vigore, impedendo, di fatto, la demolizione e ricostruzione di edifici residenziali aventi volumetria superiore a 2.000 mc e vietando il cambio di destinazione d’uso di edifici non residenziali incongrui in nuove abitazioni. Da oggi, in tutti i comuni liguri, un’ipotetica palazzina di tre piani, con tre alloggi per piano da circa 70 mq ciascuno, rimarrebbe esclusa dal piano casa, perché ritenuta “troppo grossa” dalla Regione Liguria.

Anche se finalizzato ai privati e agli operatori del settore edilizio, in Liguria, il “piano casa”, sin dall’inizio, è rimasto praticamente inapplicato, a causa proprio delle grosse difficoltà di interpretazione del testo di legge da parte degli Uffici regionali, degli uffici tecnici comunali e dei vari tecnici del settore. Solo recentemente, nonostante le innumerevoli incertezze, sono stati protocollati i primi progetti utilizzando il piano casa, ma molti di questi, già presentati, non sarebbero neppure più approvabili ai sensi del nuovo testo di legge. Se già, infatti, la legge regionale n°49-2009, come ammette la stessa Giunta Burlando nella relazione illustrativa al testo di legge, “ha avuto un’applicazione particolarmente scarsa, in correlazione non solo alla contingenza economica ma anche a seguito di alcune criticità presenti nelle relative disposizioni”, adesso, con l’intento di un ulteriore “atto di affinamento per ovviare alle problematiche interpretative e applicative”, di fatto il “piano casa” della Regione Liguria andrà solo a castrare fortemente le già previste potenzialità edificatorie derivanti dalla demolizione e ricostruzione, con ampliamento volumetrico, di edifici esistenti incongrui.

Se, dunque, il Governo nazionale, con il “piano casa”, intendeva rilanciare l’attività edilizia, motore fondamentale dell’economia, riqualificando il patrimonio urbanistico – edilizio esistente, puntando all’antisismica e all’utilizzo di risorse energetiche rinnovabili e concedendo ai privati la possibilità di fruire di migliori spazi abitativi, tutte queste speranze e attese, adesso, sono venute meno con l’Amministrazione regionale di Claudio Burlando. Per obbedienza al “niet” di qualche spauracchio della sinistra estremista, a Via Fieschi, si intende negare, per legge, la possibilità di riqualificare i nostri centri urbani, eliminando quei volumi che, oggi, non sono più urbanisticamente coerenti. E chissenefrega, avrà pensato il nostro Presidente Claudio Burlando, se, con questa ulteriore modifica, verrà pure indebolita la reale possibilità di rilancio dell’economia in Liguria. Per rendere più chiaro il testo di legge del 2009 e per concedere l’uso del piano casa anche alle famiglie che hanno in passato usufruito di un condono parziale, la Regione Liguria ha voluto usare il metodo della carota, bastonando in maniera colossale l’intero mondo dell’edilizia.

La Legge Regionale sul “Piano Casa”, ovvero “misure urgenti per il rilancio dell’attività edilizia e per la riqualificazione del patrimonio urbanistico – edilizio”, di fatto, ad oggi, introduce pesanti limitazioni che non solo ridurranno fortemente le possibilità di rilancio dell’attività edilizia, ma arrecheranno un pesante danno economico a tutti quei soggetti coinvolti in operazioni edilizie ormai già iniziate in base all’attuale legge e che, con le modifiche apportate, non saranno più autorizzabili dalle amministrazioni. Stoppato anche l’obiettivo della riqualificazione del patrimonio urbanistico – edilizio, con il blocco proprio di quegli interventi di ampio respiro che potrebbero davvero riqualificare le nostre città anche a fronte dei cospicui introiti di oneri nelle casse dei comuni e delle opere di urbanizzazione che i comuni stessi potrebbero ottenere.

Ma non tutto è ancora deciso definitivamente. Potrebbe anche succedere che, prima di arrivare in Consiglio per l’approvazione, in Regione Liguria, si decida si applicare sul ddl n°17 il buon senso, al posto della bieca ideologia. Si potrebbe preservare, con coraggio, lo spirito originale di questa legge, voluta dal Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, non solo per aiutare le famiglie con necessità di ampliare una piccola proprietà, ma anche per fornire una boccata di ossigeno alle imprese edili a rischio di fallimento di fronte ad una crisi economica evidentemente pesante da sostenere. Valore sociale, questo, che il centro sinistra non può e non deve sottovalutare.

* Eraldo Ciangherotti – Assessore Servizi Sociali Comune di Albenga