Sabato scorso presso la Biblioteca Mediateca Finalese, alla presenza del notaio Flavio Brundu che ha dato lettura dello statuto, è stata fondata l’Associazione Emanuele Celesia – Amici della Biblioteca, la prima del genere in provincia di Savona. Formata da studiosi, ricercatori, appassionati di storia locale e lettori, l’Associazione si propone di lavorare in stretta sinergia con la direzione della Biblioteca Civica di Finale Ligure non solo per collaborare alle manifestazioni culturali ma anche e soprattutto per favorire il continuo miglioramento dei servizi erogati.

Altri scopi sono quelli di promuovere la raccolta di risorse finanziarie indispensabili per il restauro dei materiali conservati dalla biblioteca, di arricchire il patrimonio documentale, di organizzare conferenze, lezioni, mostre, visite ad altre biblioteche, musei, archivi. Gli Amici della Biblioteca potranno inoltre curare pubblicazioni, favorire tesi di laurea, ricerche e promuovere ogni altra iniziativa connessa alla valorizzazione, conoscenza e funzionamento della Biblioteca. Per lo svolgimento di queste attività l’Associazione si avvarrà prevalentemente delle prestazioni in forma volontaria, libera e gratuita dai propri associati.

L’Associazione è stata intitolata alla figura di una grande finalese, Emanuele Celesia (1821-1889), letterato, storico, patriota e pedagogo, che fu anche direttore della Biblioteca dell’Università di Genova dal 1865 fino alla morte e che contribuì in modo sostanziale alla sua riorganizzazione. I soci fondatori e i primi associati – che stanno lavorando alle iniziative per il 2011 – sono Giuseppe Testa, Mauro Berruti, Giovanni Murialdo, Roberto Bottini, Enrico Pamparino, Ezio Firpo, Lugi Alonzo, Angelo Tortarolo e Flavio Menardi Noguera.

Emanuele Celesia (Finalborgo, 1821 – Genova, 1889). Fu poeta, letterato, storico, pedagogista, patriota, uomo politico, avvocato, giornalista, educatore, consigliere comunale ed assessore delegato della pubblica Istruzione. Amante della cultura, seppe armonizzare la ricerca scientifica con l’educazione popolare. Fu storico della lingua, della cultura e della toponimia ligure, sollecitato dall’amore per le memorie storiche della Liguria. Fu uno dei primi Finalesi che si dedicarono alla storia, all’archeologia e alla speleologia del Finale. Una targa a ricordo, posta dai suoi concittadini sulla facciata della casa in cui nacque, esalta altresì le sue doti filantropiche: fu, infatti, alla presidenza di numerose società operaie e ebbe l’incarico di avvocato difensore dei poveri.

In gioventù, vivace mazziniano, ebbe sempre vivo il culto della patria e fu tra i promotori ed attori dei moti genovesi del 1848-49 e degli altri avvenimenti della storia di Genova. Convinto democratico, si dedicò intensamente al problema sociale. Dopo il 1860 intensificò la sua attività di studioso e fu il primo in Italia a scrivere una storia del nostro pensiero educativo (Storia della pedagogia italiana, in due volumi), organizzò congressi pedagogici e conferenze per combattere lo strumentalismo didattico. Fu inviato dal ministero della Istruzione pubblica in Svizzera, Francia e Germania per studiarvi le metodologie di insegnamento in uso in quei Paesi e in missioni scientifiche. Tutto ciò fu accompagnato da un’intensa azione scolastica profusa negli Istituti tecnici e all’Università di Genova dove, oltre all’insegnamento della letteratura italiana, diresse la Biblioteca per oltre vent’anni, sino alla morte. Fu promotore, in Genova, di sodalizi culturali e filantropici e presente in numerose iniziative culturali e popolari, fondò biblioteche circolanti. Scrittore fecondo, oratore poderoso, strinse relazioni con letterati, patrioti e politici del suo tempo. Il Carutti sintetizza cosi la sua opera: “Nella poesia, nell’archeologia, nella pedagogia e nella storia esercitò l’ingegno vivo, poderoso e coltissimo, e alla patria servì coll’opera e colla parola nei tempi che il servirla per amore di libertà era pericolo”.