“W Sakineh libera!”: contro la pena di morte, i diritti civili non conoscono confini…

[Aggiornamento 10-12-2010: dopo aver fatto ieri sera il giro delle agenzie stampa internazionali e nazionali, dall’Iran è arrivata oggi – da fonte non governativa – la smentita dell’avvenuta liberazione di Sakineh. Così si legge nel sito in lingua inglese del canale TV di Theran pressTv.ir: «Contrary to a vast publicity campaign by Western media that confessed murderer Sakineh Mohammadi Ashtiani has been released, a team of broadcast production team with the Iran-based Press TV has arranged with Iran’s judicial authorities to follow Ashtiani to her house to produce a visual recount of the crime at the murder scene» [«Contrariamente a una vasta campagna pubblicitaria fatta dai media occidentali sull’avvenuta liberazione dell’assassina reo-confessa Sakineh Mohammadi Ashtiani, un’equipe televisiva della Press TV ha concordato con l’autorità giudiziaria iraniana di seguire Ashtiani nella sua abitazione per preparare una ricostruzione video dell’omicidio sulla scena dell’omicidio»].

Vene ribadita la nota versione giudiziaria “ufficiale” (“Ashtiani è stato giudicata colpevole dell’omicidio del marito, Ibrahim Asgharzadeh, in complicità con un altro uomo, Isa Taheri, con il quale aveva una relazione prima dell’omicidio”) e, sempre stando a quanto riportato dal sito, la ricostruzione documentaria dell’omicidio filmata sul luogo del delitto andrà in onda stasera e domani nel programma Press TV “Iran Today”. Risulterebbero dunque del tutto false le informazioni messe in circolazione ieri – pare da alcuni esponenti dei comitati internazionali per la liberazione di Sakineh – creando un vacuo cortocircuito mediatico fatto di un susseguirsi di dichiarazioni infondate. Un altro tassello della manovra occidentale per discreditare il regime iraniano, suggerisce insomma in buona sostanza il sito della Press TV: “L’Iran ha indicato motivi politici dietro la battente propaganda occidentale in merito alla sentenza giudiziaria contro Mohammadi-Ashtiani, sostenendo che la strategia pubblicitaria sui media (“publicity scheme”) è parte di una campagna occidentale per minare l’istituzione della Repubblica Islamica”. [fp]

di Fabrizio Pinna – Sembra finalmente essersi conclusa con la vittoria della diplomazia internazionale il “caso” di Sakineh Mohammadi Ashtiani, la donna iraniana incarcerata e condannata alla lapidazione per adulterio. Così annunciano le agenzie stampa nazionali e internazionali dando notizia in questi minuti dell’avvenuta liberazione di Sakineh, del figlio e dell’avvocato, anch’essi incarcerati nelle scorse settimane.

Crescente il plauso unanime della comunità internazionale, registrato dal frenetico susseguirsi delle dichiarazioni battute di minuto in minuto dalle agenzie. La mobilitazione era arrivata a sollecitare in questi mesi anche associazioni, partiti, movimenti e istituzioni in Liguria – con l’adesione della Regione – e nel savonese, dove si sono svolte alcune manifestazioni, in primis a Savona capoluogo. L’appello lanciato più volte dall’Iran ai media internazionali affinché non lasciassero cadere nel silenzio la vicenda, a catena è stato raccolto da giornali  non solo nazionali ma anche locali un po’ in tutta Italia (nella nostra provincia in particolare hanno fatto sponda  di solidarietà ed eco agli appelli le testate online Albenga Corsara, Acta Diurna, Savona & Ponente) aprendo a macchia d’olio anche spazi al dibattito critico – spesso tenuto in sordina – sui diritti civili violati, sulla pena di morte, sulle possibili strumentalizzazioni “politiche” del caso iraniano…

Nella seconda città della provincia, Albenga, avrebbe dovuto tenersi un dibattito nell’ultimo Consiglio Comunale sulla pena di morte e sul caso Sakineh, poi evaporato nel nulla per questioni di dialettica e polemica locale interna tra minoranza e maggioranza. Ma proprio da Albenga arrivano a caldo i primi commenti “savonesi” alla notizia dell’avvenuta liberazione, per voce di due consiglieri comunali, Eraldo Ciangherotti e Diego Distilo.

“W Sakineh libera! La comunicazione sulla pena di morte, all’ordine del giorno nell’ultimo Consiglio Comunale di Albenga, avvenuta proprio mentre l’opposizione abbandonava l’Aula del Consiglio, voleva alzare la voce contro le diverse forme di sentenza capitale che fanno rabbrividire in varie parti della terra. La liberazione, da pochi minuti, di Sakineh Mohammadi-Ashtiani, la donna condannata alla lapidazione per adulterio in Iran,  assieme al figlio e all’avvocato, dimostra che anche Albenga, nel suo piccolo, ha contribuito alla diffusione della pace e giustizia nel mondo, opponendosi incondizionatamente alla pena di morte, ritenendola una punizione crudele, inumana e degradante ormai superata da più della metà dei paesi nel mondo. La pena di morte viola infatti il diritto alla vita, non ha alcun effetto deterrente e il suo utilizzo è segno di discriminazione e repressione”.

“Se, ad oggi, – proseguono Ciangherotti e Di Stilo – in un processo di civiltà inarrestabile, sono ancora 58 i paesi al mondo mantenitori della pena di morte, chiediamo, da Albenga, che si fermi il braccio della morte ovunque. Lo chiediamo, per tramite del Governo e del Ministero degli Esteri, On.le Franco Frattini, al Presidente degli Stati Uniti, come al mondo arabo e asiatico. Ovunque, dove sia vigente la pena capitale. Lo chiediamo anche al presidente pakistano Asif Zardari per la vita di Asia Bibi, la mamma cristiana, incarcerata da oltre un anno, già condannata a morte per impiccagione con l’accusa di blasfemia e recentemente, pure, stuprata da parte dei suoi aguzzini”.

“Di fronte a tutte le persone, in attesa di essere giustiziate, in quei 58 paesi, mediante iniezione letale, decapitazione, sedia elettrica, impiccagione o lapidazione, gridiamo con forza, come lo stesso  Capo dello stato, Giorgio Napolitano, ha detto, che la condanna a morte è «un atto altamente lesivo dei principi di libertà e difesa della vita»”, concludono i due Assessori comunali ingauni Ciangherotti e Di Stilo.