di Sandra Berriolo – A novembre il ministro dello Sviluppo economico Paolo Romani ha annunciato la riforma delle modalità di riscossione del canone Rai; si richiederebbe il canone a tutti i titolari del contratto di fornitura di elettricità, siano essi famiglie o pubblici esercizi o professionisti. Si perché, secondo la logica del ministro, se un cittadino ha l’elettricità ha anche la tv. Mi sembra una buona idea. Anche le mucche nella stalla hanno diritto di guardare la tv (e quindi il dovere di pagare il canone), i polli di allevamento poi, tanti come sono, se non gli fai vedere “Amici” della De Filippi starnazzano a non finire. Per non parlare delle serre della piana di Albenga nelle quali ciclamini e stelle di Natale attendono con ansia il festival di Sanremo. Inoltre finalmente anche tutti quei cari estinti che finora son costretti a stare ore, per non dire anni, nella stessa posizione e in silenzio potrebbero risollevarsi il morale guardando “Porta a Porta”.

Certo forse non basta per risanare le smilze entrate dello Stato. Bisognerebbe attuare altre strategie come questa. Ad esempio far comprare un campanile a tutti quelli che chiedono almeno una volta per strada “scusi sa mica l’ora?”. Oppure far pagare per due anni gli stipendi dei minatori di Wieliczka (Cracovia) a colui che almeno una volta al ristorante si è alzato per andare a farsi dare la saliera, che non era sul tavolo. O anche costringere a portarsi a casa 50 chili di immondizia di Napoli tutti coloro che almeno una volta durante una gita hanno cantato “’O sole mio”. E ancora mandare a potare le siepi di una villa di Arcore tutti coloro, a rotazione ovviamente, che vengono beccati nel negozio di un fiorista a mandare le rose alla fidanzata.

* La Nonna del Corsaro Nero: la rubrica Corsara di Sandra Berriolo