Calice: inaugurata personale di Gagliardino alla galleria PuntoDue

di Claudio Almanzi – È stata inaugurata sabato pomeriggio a Calice Ligure la personale dell’artista piemontese Enzo Gagliardino. Alla Galleria Puntodue di Daniele Decia pochi pezzi, ma significativi: alcuni storici (le carceri, con le porte dove i detenuti giocano nelle pause di libertà), altri di grandi dimensioni (come gli splendidi muri a Vado Ligure, dove si intravedono le ciminiere della centrale elettrica ), alcuni più recenti (ma sempre affascinanti). La mostra, sinteticamente intitolata: “Calice Torino andata e ritorno”, proseguirà fino al 18 gennaio: “Per molti piemontesi, che scendono in Riviera – ci ha detto lo stesso Enzo Gagliardino- quando in autostrada compaiono le ciminiere di Vado si è già arrivati al mare. Esse sono un segnale evocativo molto forte, che volutamente è spesso presente nelle mie opere”.

A parlarci della bella mostra dell’artista ligure è l’esperto d’arte e curatore di grandi eventi Edoardo Di Mauro: “Il lavoro di Gagliardino, allestito presso la Galleria Punto Due di Daniele Decia, riesce nella non facile impresa di sintetizzare armonicamente aspetti centrali del dibattito artistico della post modernità riuscendo ad oltrepassare il dilemma, relativo alla ridefinizione della pittura come genere dopo il temporaneo abbandono della stessa nella fase più radicale dell’ondata Concettuale, se privilegiare la raffigurazione naturalista, o rifugiarsi nelle più rassicurante pieghe dell’astrazione vista come cifra stilistica della contemporaneità intesa in senso culturologico”. Anche in questa personale a Calice il tema centrale è ancora una volta quello degli edifici anonimi: “ Un tema- conclude Di Mauro- quasi ossessivo sviluppato da Gagliardino rivolgendo l’attenzione sui muri di edifici, fabbriche, scuole, case tipiche degli insediamenti periferici popolari”.

“Gagliardino- aggiunge il noto collezionista ed esperto d’arte Augusto Andreini- è molto apprezzato anche all’estero ed ha all’attivo importanti personali a Verona, Varese, Milano e Torino e due partecipazioni alla prestigiosa Biennale d’Arte Moderna e Contemporanea del Piemonte. La sua insistenza nel rappresentare abitazioni ed edifici apparentemente anonimi è diventato il suo segno distintivo: un sigillo che se da una parte può generare angoscia ed ansia, dall’altra ce lo rende familiare, tanto da spingerci ad instaurare con le sue opere un certo feeling”. Una riflessione che è condivisa anche dal giornalista e critico d’arte Adalberto Guzzinati: “Questo ambiente metropolitano, a prima vista un po’ anonimo e banale, dove è assente la figura umana, ha invece una forza ed una liricità quasi metafisica ed ermetica che rendono l’artista molto concreto e lo proiettano fra le più raffinate proposte liguri contemporanee degli ultimi anni”.