Vite parallele: Frank Zappa / Captain Beefheart

di Alfredo Sgarlato – Sono stati amici, rivali, collaboratori, Frank Zappa e Don Van Vliet, in arte Captain Beefheart, ma soprattutto sono stati due tra i più grandi musicisti del secolo scorso. Zappa avrebbe compiuto settant’anni ieri (21/12) se non fosse morto precocemente il 4 dicembre 1993; Beefheart li avrebbe compiuti il prossimo 15 gennaio se non fosse morto venerdì 17 scorso (poi dicono che non porta male…). Avevano fatto amicizia a scuola: Frank voleva dirigere un film di supereroi “Captain Beefheart vs the grunt people” (Capitan cuore di bue contro la gente brontolona) e il nome del personaggio, ispirato da uno zio rintronato che approcciava pesantemente le amichette dei due, rimase per sempre come soprannome di Don.

Ma la vera passione dei due era la musica. Frank, diplomato in percussioni e direzione d’orchestra ma chitarrista autodidatta, iniziò a lavorare come compositore di colonne sonore per western di serie Z, poi fondò un gruppo rock che voleva chiamare “The Mothers”, ma per l’opinione pubblica di allora che un gruppo di omaccioni barbuti si chiamasse le madri era inaccettabile, così il nome divenne “The Mothers of Invention”. Con loro Zappa incide tra il ’66 e il ’68 una serie di dischi in cui tritura ogni genere musicale al servizio di una feroce satira contro il consumismo, l’ipocrisia e la frustrazione sessuale dell’americano medio.

Nel 1969 Zappa pubblica Hot Rats, disco quasi interamente strumentale, a parte un breve intervento cantato di Beefheart, che comprende due lunghi blues e quattro composizioni inclassificabile come genere: c’è del rock, del jazz, della classica (Frank adora Stravinski ed Edgar Varese, che definisce “idolo della mia gioventù”), del musical. Gran parte della critica considera Hot Rats (primo volume di una trilogia che comprende anche Waka/Jawaka e The Grand Wazoo: già dai titoli dei dischi vi fate un’idea di che tipo fosse Zappa) il massimo disco disco nella storia del rock. È sempre difficile fare affermazioni del genere: da parte mia penso di averlo ascoltato migliaia di volte da quando l’ho scoperto ancora studente delle medie (1977 circa…) e ogni volta mi sembra un disco nuovo. Van Vliet si dedica al rock’n’roll ma soprattutto al blues, che interpreta in maniera sempre più selvaggia e psicotica in dischi come Safe as milk, Mirror Man e Strictly personal, che afferma di aver sognato durante una dormita di 24 ore che seguiva due anni senza dormire…

Nel 1969 incide The Trout Mask Replica, prodotto da Zappa, che secondo la leggenda è stato inciso in un unica improvvisazione da musicisti a cui Don aveva insegnato a suonare pochi giorni prima. Secondo l’altra metà della critica The Trout Mask Replica, che sta alla musica come il cubismo alla pittura, è la massima vetta raggiunta nella storia del rock e non solo. Personalmente penso che come molte opere programmaticamente di avanguardia risentito oggi sia invecchiato, ma molti non sono d’accordo con me. Negli anni ’70 i due godono del successo di questi dischi, ma la loro carriera è alterna. Zappa pubblica dischi ottimi e altri puramente di routine e rinforza il suo mito con i concerti, sempre straordinari. Beefheart pubblica alcuni dischi non brutti ma che non hanno un centesimo della forza e dell’originalità dei primi, finendo senza contratto. Zappa, con cui avevano ferocemente litigato lo rilancia con un disco a quattro mani Bongo Fury, non eccezionale e litigano definitivamente. Un nuovo disco del capitano, Bat Chain Puller, è rifiutato perché troppo sperimentale.

Sul finire degli anni ’70 Zappa ritrova la vena e pubblica una serie di album indimenticabili, come Live in New York, Sheik Yerbouti, e Joe’s Garage, opera rock su un futuro orwelliano in cui la musica è proibito e si fa sesso con gli elettrodomestici. Frank suona dal vivo più volte in Italia e ho la fortuna di vederlo due volte, Genova ’82 e Padova ’84. In Italia Zappa divide la critica, chi lo considera un genio assoluto, chi dice che è un buon musicista ma il vero genio è Beefheart, chi dice che è un cialtrone, chi odia tutt’e due (pensare che siano genii tutt’e due è chiedere troppo…).

Negli anni ’80 Zappa fa molta politica, lotta soprattutto contro la censura, minaccia di candidarsi alle elezioni. Per la sua vena ribelle e anticonformista ma non catalogabile ideologicamente è adorato nei paesi dell’est: a Vilnius c’è una sua statua e Vaclav Havel gli offre un ruolo governativo nella neonata repubblica ceka. Nel ’90 propone alla Scala un’opera da suonare all’ inaugurazione dei mondiali di calcio, rifiutata. Si ammala di un tumore alla prostata, lui che rifiutava ogni droga (ma fumava ininterrottamente) e che, così originale nelle idee, era in realtà un uomo tutto casa e lavoro. Anche il Capitano tornò ben presto in auge: il disco inedito circolò illegalmente influenzando una nuova generazione di musicisti, la “new wave” e così riusci a pubblicare ancora tre dischi nuovi, Shiny beast, Ice cream for crow e Doc at the radar station. Poi si disse disgustato dal mondo della musica, si diede alla pittura arrivando ad esporre al MOMA. Finché non fu colpito da sclerosi multipla e lentamente sparì.

Rimane la sua musica e quella di Frank Zappa, due tra i musicisti più importanti e influenti nella storia del rock. Dividevano la critica ma io sono cresciuto con entrambi, simpatici sin dalle facce, il baffone magrolino Frank e Don, la bella copia di Mangiafuoco. Investivo le mie paghette nei loro dischi, non gli ho cambiato la vita, ma la mia sì.

* il trend dei desideri: la rubrica Corsara di Alfredo Sgarlato

2 Commenti

  1. Grandissimo Alfred! Stupendo articolo come sempre ricco di notizie, considerazioni sempre all’altezza e interessanti…………. Dio benedica la cultura di ogni tipo e forma poichè è importante ricordare: “Fatti non foste per viver come bruti ma……….” Grazie per quello che fai e auguri a tutti

  2. Frank Zappa è sicuramente un genio assoluto, checché ne dica la critica. Grandissimo articolo, complimenti.

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