di Claudio Burlando – Nel corso della prima riunione di questo nuovo anno, la Giunta regionale ligure, con tre diverse delibere proposte dall’assessore all’Ambiente Renata Briano, ha detto no a tre progetti di ampliamento o di realizzazione di altrettanti porti turistici.

In particolare, ha espresso parere di inammissibilità alla procedura di Via (Valutazione Impatto Ambientale) regionale in merito al progetto di ampliamento e completamento del porto turistico di Diano Marina, in provincia di Imperia, in quanto in contrasto con le misure di salvaguardia per la difesa delle coste e degli abitati costieri dall’erosione marina; ha deliberato che la proposta di realizzare un porto turistico lungo il litorale di Albenga (Savona) – progetto dell’amministrazione comunale apprezzabile per il buon rapporto con la città e per il fatto che non prevedeva nuove seconde case – dopo essere stata sottoposta a procedura di Vas (Valutazione Ambientale Strategica), è risultata ambientalmente non compatibile perché anch’essa in contrasto con le misure di salvaguardia delle coste e degli abitati costieri; ha infine espresso parere negativo in merito alla nuova soluzione progettuale “Porto turistico della Margonara” presentata dall’Autorità portuale di Savona perché anche questa incompatibile con la tutela e la qualità ambientale del tratto di costa interessato.

Il tema nel suo complesso necessita però di una riflessione più profonda, che non riguarda le valutazioni sui singoli progetti, bensì un quadro di programmazione territoriale che tenga conto di molte esigenze (ambientali, economiche, turistiche, paesistiche). Infatti, il 29 dicembre scorso, sempre l’assessore Briano ha presentato alla Giunta un argomento che propone la revisione del piano territoriale della costa alla luce dei principi del piano di tutela dell’ambiente marino e costiero, “nonché – e qui cito testualmente il documento – una pianificazione integrata della costa verificata anche sotto il profilo ambientale attraverso la procedura di VAS” e la sospensione di tutti i procedimenti in corso, ad eccezione di quelli che hanno concluso l’iter previsto.

Questo significa che la Giunta ha deciso di fermarsi a riflettere sulla densità territoriale delle strutture destinate alla nautica da diporto in Liguria che, soprattutto nel ponente, sono arrivate a raggiungere un rapporto 1:1 fra porti e amministrazioni. Il risultato di questa riflessione sarà poi sottoposto al Consiglio.

Nel 1997, quando fu approvato il decreto che diede impulso alla realizzazione di una maggiore offerta di posti barca, l’Italia era molto carente rispetto a concorrenti come la Francia, nonostante l’enorme sviluppo delle proprie coste. La Liguria non faceva eccezione. L’offerta di posti barca nella nostra regione allora era di circa 14 mila. Il piano decennale della costa che fu varato in quel momento prevedeva un aumento di 10 mila posti barca. Nel 2007 si è arrivati alla cifra di circa 24.500 posti, in cui sono contati anche i posti in via di realizzazione nei progetti approvati e in corso.

La Giunta ha ritenuto che sia venuto il momento di una riflessione, e anche di decidere una pausa, con l’obiettivo di riconsiderare bene tutti i fattori dello sviluppo futuro della nautica nella nostra regione e del suo rapporto con le attività turistiche, la tutela e la valorizzazione del nostro territorio.

È noto che la Liguria è diventata in questi anni la regione con la maggiore densità di approdi e di offerta di posti barca. È anche evidente come lo sviluppo della nautica nel periodo recente abbia visto la prevalenza assoluta della diffusione di imbarcazioni di grandi dimensioni, mentre sono aumentate le difficoltà per la nautica minore, ed è diventato più difficile l’accesso al mare per gli stessi residenti in Liguria. È inoltre intervenuta una gravissima crisi economica che ha inciso anche nel settore nautico, e le prospettive di una ripresa ad oggi non sono per nulla chiare.

Le valutazioni che vanno approfondite riguardano il rapporto che deve esserci tra la tutela di un territorio costiero molto delicato e già notevolmente utilizzato per gli approdi e urbanizzato, le modalità stesse di realizzazione degli approdi (un conto è utilizzare strutture già esistenti che possono essere riconvertite verso l’uso turistico, un conto è intervenire su tratti di costa non compromessi) e il tipo di offerta che si realizza.

Si tratta sia di considerare il valore in sé dei beni ambientali e paesaggistici, sia di definire valutazioni realistiche sui rapporti tra investimenti e benefici economici per il turismo in un’ottica generale del comparto.

Non basta più una verifica di fattibilità tecnico-ambientale delle proposte progettuali, senza un ragionamento più ampio sul modello di sviluppo.

Con la legge regionale 20 del 4 agosto 2006 (articolo 41, comma 1) è stata introdotta la previsione del piano di tutela dell’ambiente marino e costiero quale strumento idoneo a garantire un miglioramento della qualità ambientale della fascia costiera e la programmazione e gestione sostenibile delle risorse ambientali ivi presenti.

Molte ipotesi progettuali oggi si pongono in contrasto con i principi fondanti di questo piano, perché non costituiscono opere tese alla salvaguardia del litorale e delle sue risorse bensì comportano la perdita irreversibile di una risorsa non solo ambientale ma anche economica. E questo nonostante la connotazione di questi progetti sia positiva da un punto di vista urbanistico.

Dobbiamo affrontare il tema nel suo complesso perché solo riflettere su questa complessità ci potrà far fare la scelta più giusta per noi e per le future generazioni.

* Claudio Burlando – Presidente della Regione Liguria