di Alfredo Sgarlato – Le opere cinematografiche sono generalmente divise in generi, (noir, thriller, melodramma, psicologico etc ) e gli appassionati amano suddividerle ulteriormente in sottogeneri. Tra questi uno che trovo particolarmente affascinante è quello che potremmo definire “coppie assassine in fuga”. Capostipite del genere è il bellissimo La donna del bandito (They lived by night) del 1947, opera prima del grande Nicholas Ray, che poi dirigerà cult movies come Johnny guitar e Gioventà bruciata. In questo film un giovane rapinatore evaso, Farley Granger (un attore poco ricordato malgrado la partecipazione a capolavori di Hitchcock e Visconti), tratta con gentilezza una ragazza non bella (per i canoni hollywoodiani dell’epoca…), Cathy o’Donnell, che si innamora di lui e accetta di condividerne il destino. Molto originale per l’epoca è l’uso di riprese dall’elicottero, quasi a significare il punto di vista del destino.

Di questo film Robert Altman gira un remake nel 1974, Gang (Thieves like us), con David Carradine e Shelley Duvall, più ironico e distaccato rispetto al romanticismo del film di Ray, uno dei rari remake che reggono il confronto con l’originale. Molti film di serie B riprendono il tema: il più interessante è La sanguinaria (Gun Crazy, 1949) di Joseph H. Lewis, che inverte le personalità della coppia: qui è un ragazzo complessato e solitario, appassionato di armi, ad innamorarsi di una spietata assassina. Il genere torna fortemente di moda negli anni ’70, oltrechè per Gang soprattutto per Gansters Story (Bonnie and Clyde 1967) di Arthur Penn, ma è Terrence Malick a darci l’altro capolavoro assoluto del genere con La rabbia govane (Badlands 1973), suo sorprendente esordio. Qui la fuga della giovane coppia, due personalità fortemente disturbate (i debuttanti Martin Sheen e Sissy Spacek), che avviene tra i paesaggi del sud degli States, magnificamente narrati da Malick che sa filmare la natura come nessun altro, è raccontata in prima persona come fosse una fiaba.

Deviamo leggermente dal canone scelto per segnalare uno dei film più belli degli anni ’80, decennio povero dal punto di vista cinematografico: Mia dolce assassina (Mortelle randonnèe 1983) di Claude Miller, ex collaboratore di Truffaut. Qui in fuga è solo la giovane assassina (Isabelle Adjani al culmine del suo fascino), ma il detective che dovrebbe catturarla (Michel Serrault) si convince che la ragazza è la figlia e inizia invece a proteggerla… romantico e delirante, un film che nessun cinefilo dovrebbe perdersi, ma che è difficile da trovare.

Tra i film più recenti Amanti criminali (1999) di Francois Ozon, il più imprevedibile dei registi, unico film violento e angosciante di un autore solitamente lieve e divertente. Qui la fuga dei due killers si tramuta in un incubo terrificante… Consigliato anche Kiss or Kill (1998) di Bill Bennett, magari non originale, ma una volta tanto la fuga nel deserto non è in America ma in Australia. Chiudiamo col più discusso film del filone: Natural born killers, 1994 scritto da Quentin Tarantino e diretto da Oliver Stone. Un film che ha il suo giudizio già contenuto nei crediti: sceneggiatura di un genio, regia di un maranza. Bella però la colonna sonora.

* il trend dei desideri: la rubrica Corsara di Alfredo Sgarlato