Caso Pomigliano: dibattito in Regione Liguria. No alla mozione del Pdl

Con 13 voti favorevoli e 18 contrari è stata respinta ieri dal Consiglio regionale ligure la mozione del Pdl (primo firmatario Alessio Saso) sulla ricomposizione della frattura tra le sigle sindacali, che ha preso avvio con la mancata adesione da parte della Fiom-Cgil all’accordo di Pomigliano, per il rilancio dello stabilimento campano della Fiat, sottoscritto invece da Fim, Uilm, Ugl e Fismic.

Se approvato, il documento avrebbe impegnato la Giunta Burlando “ad adottare tutte le politiche necessarie, anche promuovendo tavoli di confronto e concerto presso gli organismi nazionali competenti, al fine di un ricomponimento della pericolosa frattura creatasi fra le sopra citate sigle sindacali, che non prescinda dalla posizione innovativa, di grande responsabilità per il futuro sia economico che occupazionale del Paese, avviata con l’accordo di Pomigliano D’Arco, peraltro già frammentariamente adottata in molte realtà industriali italiane, e che potrebbe essere adottata anche nelle realtà della nostra regione”.

Alessio Saso (Pdl) ha detto: «Il tema è attuale e concreto: anche in Liguria, l’amministratore delegato di Fincantieri ha detto che, data la modesta efficienza del lavoro nei suoi cantieri, l’applicazione dell’accordo di Pomigliano sarebbe una soluzione. La spaccatura sindacale che si è creata non fa piacere a nessuno che sia lungimirante: la politica si deve interrogare su questo tema se non vuole essere eterna subalterna dell’economia. n è strumentale. In Italia l’efficienza sul lavoro è bassa, l’assenteismo ha i tassi più alti che negli altri paesi. L’accordo di Pomigliano e Mirafiori andrà a interessare anche la Liguria».

«Non è possibile che ogni fallimento della politica impatti sui lavoratori – ha detto Ezio Chiesa (Gruppo misto) -.la classe dirigente si deve porre il problema: il 46% dei lavoratori che ha votato a Torino contro l’accordo è un segnale preoccupante per la nostra democrazia».

Annunciando il voto contrario di Idv, Nicolò Scialfa ha comunque espresso parole di apprezzamento l’intervento di Saso: «Non è strumentale, pone spunti di riflessione. C’è una discrasia tra la realtà di oggi e un mondo del lavoro che sembra appartenere non al secolo scorso, ma a tempi remoti. L’agire politico non ha più strumenti di interpretazione della realtà. I sindacati non hanno visto ciò che la globalizzazione ha portato. Fino al secolo scorso la politica decideva e l’economia eseguiva: oggi la situazione si è rovesciata: è l’economia a dirigere ma gli strali dei cittadini vengono lanciati soltanto verso i politici».

Aldo Siri (Liste civiche per Biasotti presidente) ha detto: «Non è accettabile la disparità di trattamento tra chi produce e la classe dirigente. Non sono accettabili le condizioni di sicurezza in cui lavorano spesso gli operai. Occorre lo sforzo comune delle parti sociali, delle organizzazioni sindacali e del mondo del lavoro per non fare passi sbagliati: la globalizzazione non lo consente ».

Voto contrario anche per Matteo Rossi (Sel): «A livello parlamentare non c’è stata nessuna discussione sul tema Fiat, al contrario di quanto avviene qui oggi. Un tema trascurato dalla politica, che così abdica al proprio ruolo. I diritti dei lavoratori sono su un piano inclinato, non possono essere assoggettati alle politiche di mercato. Chiedo al Pdl se si è mai interrogato su cosa significhi lavorare alla catena di montaggio, se ha mai parlato con un medico del lavoro. Sel difende la dignità dei lavoratori».

Difendendo i contenuti della mozione, Raffaella Della Bianca (Pdl) ha detto: «Assistiamo a uno scollamento non solo tra la politica e l’economia, ma tra la politica e la realtà. Spiace che il giudizio sia dato non sul contenuto della mozione, ma su posizioni ideologiche preconcette. In Germania il 7% delle imprese applica un contratto nazionale, tutte le altre procedono autonomamente. L’accordo di Pomigliano ha già cambiato la realtà: il sindacato sta perdendo il suo ruolo di rappresentanza, in Italia, perché la frammentazione delle forze sindacali indebolisce il sindacato stesso. Non capisco questa strumentalizzazione ideologica che ignora anche quel che avviene nelle aziende liguri. La fase nuova è dettata da un’economia globale che sta cambiando velocemente: noi siamo i primi a dire che il sindacato deve essere forte».

«Questa mozione – ha attaccato Matteo Rosso (Pdl) – ha un significato politico per capire come la Giunta si comporterà di fronte ai problemi delle imprese liguri. I lavoratori vogliono essere coinvolti nelle scelte. La sinistra deve fare una scelta chiara. La classe operaia non è più al centro del Pd, che guarda più al ceto medio. La sinistra estrema propone il tutto contro tutto, senza trovare soluzioni, ma usa parole anacronistiche».

Contrario alla mozione anche Nino Miceli (Pd): «Il ritorno in scena del dibattito politico sulle condizioni di lavoro e sulla permanenza in Italia della produzione industriale – oltretutto in un momento sfavorevole – è positivo. In questa mozione manca un giudizio che metta in luce i limiti dell’accordo per Pomigliano e Mirafiori, limiti peraltro chiaramente espressi dal Pd nazionale. Con il loro voto gli operai hanno espresso un sì condizionato, manifestando il fatto che non si può perdere un’occasione di crescita, ma, allo stesso tempo, denunciando il peggioramento delle condizioni di lavoro. Il limite più serio dell’accordo è il tema del potere e del controllo che sono entrati all’interno delle fabbriche senza alcuna compensazione. Non è possibile non tenere conto di queste cose nel dispositivo della mozione».

Un richiamo alla concretezza da Edoardo Rixi (Lega Nord Liguria – Padania): «Questa mozione era la base per fare un discorso sulle politiche industriali di questa regione, ma il dibattito è rimasto su un piano filosofico senza toccare i problemi del territorio. La Liguria sta vivendo una crisi industriale e lavorativa e si continua a incentivare la delocalizzazione. I contratti nazionali spesso sono cavillosi, non tengono conto delle differenze di vita tra Nord e Sud e vincolano alle gabbie salariali. Noi crediamo che debbano esserci regole nelle aziende e una vera politica industriale oggi invece le forze politiche difendono gli interessi territoriali solo per motivi elettorali».

«Ciò che è accaduto a Pomigliano – ha detto Luigi Morgillo (Pdl) – può accadere anche in Liguria. Difficile non condividere un documento come quello che abbiamo proposto che è schivo da strumentalizzazioni. L’Italia in passato ha dedicato molta attenzione alla propria industria automobilistica, ma oggi il problema è difendere la sua sopravvivenza, non il profitto. Bisogna mettere le aziende in condizioni di essere competitive sul nostro territorio altrimenti si sposteranno nei paesi dell’area Europa, dove il lavoro costa molto meno e le condizioni di vita sono molto diverse dalle nostre».

«Condivido poco o nulla – ha detto Alessandro Benzi (Federazione della sinistra) — di quanto detto dalla mozione. È un problema di approccio: riconosco a Saso onestà intellettuale, ma non può proporre come alternativa alla delocalizzazione la riduzione del costo del lavoro. La storia sta dimostrando che il modello proposto dal Pdl è quello di legislazione sociale che sottende il lavoratore del sud del mondo, della Cina e del Bangladesh. Rispetto al futuro, è una concezione fallimentare, è il segnale di una politica restauratrice che misura il ritorno alla competitività delle industrie alla condizione miserabile del lavoratore sottoproletario dell’800. Come si esce dalla crisi di questo modello economico? La classe politica ha uno schermo davanti che le impedisce di vedere l’operaio. Non sto proponendo una difesa a priori della classe operaia, ma perché non ne usciamo con la globalizzazione dei diritti? La legislazione sociale della vecchia Europa non è da rottamare».

Lorenzo Pellerano (Liste civiche per Biasotti presidente): «Il tema centrale è la concertazione: l’Italia non può bloccarsi. Rispetto all’accordo di Pomigliano, il Pd aveva dato un’indicazione positiva, ora confonde le acque. Saso ha chiesto di ricompattare la frattura sindacale in modo molto chiaro: la maggioranza ha al suo interno posizioni differenti».

«Spiace che oggi non sia presente Burlando– ha detto Gino Garibaldi (Pdl) – perché abbiamo parlato di temi fondamentali e vogliamo preparare il futuro della Liguria. Già in questi giorni si parla di Fincantieri, mi aspettavo che il Pd si rendesse conto che questa mozione era un’opportunità».

Contrario alla mozione anche l’assessore allo sviluppo economico Renzo Guccinelli: «Come si coniugano produttività e salvaguardia dei diritti dei lavoratori? Questa è la questione. Gli accordi di Pomigliano e Mirafiori non sono la risposta. Non vogliamo sottrarci alla discussione, ma non si può accettare che il Governo non abbia imposto a Fiat di presentare i suoi piani industriali per il futuro. Va bene la salvaguardia della produttività, ma bisogna legarla ai posti di lavoro e ai diritti. Per questo siamo fermamente contrari alla chiusura dello stabilimento di Riva Trigoso e stiamo chiedendo al Governo di aprire un tavolo con Finmeccanica per capire a cosa porterà il processo di fusione tra Elsag e Selex a Genova. In quei tavoli non si può prescindere dalla produttività, ma non possiamo dare per scontato che il modello Fiat sia scontato e applicabile a tutte le realtà industriali liguri. Quell’accordo ha minato i diritti dei lavoratori».

Dura la replica di Saso alla maggioranza: «Meno male che per ora il Pd, non deve affrontare il problema in concreto: i suoi dirigenti non sono d’accordo su nulla, neppure sulla necessità di ricompattare le sigle sindacali. L’accordo di Mirafiori non viola né leggi né Costituzione, in tutta Italia le stesse norme sono già applicate in molte aziende, ma la cosa ha avuto eco solo perché riguarda un’azienda simbolo come Fiat. Mi preoccupa che la maggioranza non abbia una strategia e non prenda una posizione, dicendo solo che il modello Mirafiori è prescindibile. Almeno, a livello nazionale, il Pd ha preso una posizione, invece in Liguria siete maledettamente vecchi. Il vostro tasso di utopia vi fa dire cose come “globalizzazione dei diritti”: ma chi non è d’accordo? Dite belle frasi, ma non affrontate la realtà. L’assenza di Burlando su questo tema è significativa, a fronte di una posizione chiara avrei accettato anche di modificare la mozione, ma questa codardia è inaccettabile: non farete mai gli interessi di quella classe operaia che a parole difendete».

1 Commento

  1. E’ forse probabile, che visto il troppo lavoro di Burlando, forse meglio una scelta politica non impegnativa, forse meglio lasciar stare, forse meglio dormirci sopra, d’altronde sembra la buona anima mio nonno (forse).
    D’altronde conosciamo bene la politica della regione Liguria, fatta da personaggi statici, sonnolenti, con la panza piena, se alla maggioranza di governo ci fossero stati loro, come sarebbe andata???

I commenti sono bloccati.