di Claudio Almanzi –La notizia della morte del grande artista statunitense Dennis Oppenheim ha sconvolto il mondo dell’arte della Riviera di Ponente, in particolare Boissano, dove il padre della Land Art fu ospite del Centro Internazionale d’Arte all’inizio degli anni Novanta. L’artista che è morto a New York a 72 anni, era stato accolto con curiosità e stima dagli artisti che vivevano presso il complesso architettonico fondato dalla nipote di Le Corbusier, Marie Louise Jeanneret, essendo Oppenheim già famoso e noto sia come fotografo che come maestro dell’Arte Concettuale e della Body Art. “Ricordo- dice il noto scultore albenganese Flavio Furlani- che aveva realizzato, nelle fasce sottostanti il Centro della Jeanneret, una serie di installazioni davvero strane, tanto che alcuni contadini chiesero come mai il campo fosse stato arato in modo così strano e cosa ci facessero quei televisori fra i filari della vigna. E Dennis con semplicità spiegò loro che si trattava di opere d’arte e li intrattenne a lungo. Insomma un artista pieno di entusiasmo, disponibile ed amico di tutti coloro che hanno avuto la fortuna di conoscerlo durante i suoi soggiorni a Boissano e Genova”.

A Boissano Oppenheim giunse su invito del grande gallerista ginevrino Simon Spierer: nel centro dove, a fine anni Sessanta, su iniziativa di Marie Louise Jeanneret si respirava un ambiente d’arte di livello internazionale e sperimentale. Oppenheim è stato insomma uno dei più famosi ospiti del Centro di Boissano insieme a Andy Wahrol, Vito Acconci, Michelangelo Pistoletto, Alain Kirili, Moroshita Keizo, Georges Moboulese, Mario e Marisa Merz, Mondino ed Ott, tanto per citarne alcuni. “È stato uno dei più grandi artisti che hanno lavorato e collaborato con il centro d’arte boissanese- dice il grande collezionista ed esperto d’arte Augusto Andreini- Per quasi vent’anni il centro è stato meta di studiosi, artisti e galleristi di tutto il mondo. Vi hanno collaborato e lavorato alcuni fra i più grandi artisti contemporanei e ricordo memorabili mostre su Picasso, Mirò Giacometti, Fontana, Wahrol e Pistoletto. Ed ho un caro e vivo ricordo di Oppenheim”.

“Dal Centro – dice Francesco Cenere, sindaco di Boissano – sono passati, nei quasi vent’anni di apertura, più di duecento artisti provenienti da tutto il mondo. Con emozione ho appreso della scomparsa di Dennis Oppenheim, che aveva collaborato con la signora Jeanneret e realizzato proprio nel centro d’arte alcune interessanti videoinstallazioni”.

A Boissano Oppenhiem ha incontrato anche altri importanti personaggi come Bonnard, Quesada, Piana, Auro Albertini, Rovelli e Flavio Furlani, oggi scultore molto noto, che a quel tempo svolgeva le mansioni di fotografo ufficiale del Centro d’arte sperimentale. “Oppenheim- dice Adalberto Guzzinati, critico d’arte- ha contribuito in questi ultimi 50 anni a modificare i linguaggi dell’arte contemporanea: dalla fine degli anni Sessanta fino ad oggi infatti non si è mai fermato. Ha sempre cercato nuove vie e sperimentato svariate forme d’espressione. Fu proprio per questa ragione che venne invitato a Boissano al Centro Internazionale di Sperimentazioni Artistiche Marie Louise Jeanneret”.