di Alfredo Sgarlato – Fa colpo in questi ultimi giorni leggere gli incassi delle sale cinematografiche. Il film Che bella giornata, scritto su misura per il comico Checco Zalone (Luca Medici) è il film italiano che ha incassato di più nella storia, superando La Vita è bella di Benigni. E Benvenuti al sud di Luca Miniero si trova al terzo posto. Ovviamente bisognerebbe ricalcolare gli incassi tenendo conto di inflazione e numero delle sale monitorate, ma è probabile che i risultati sarebbero simili. In ogni caso se gli incassi possono confondere, non è possibile che lo faccia il conto delle presenze: per questi film si parla di circa cinque milioni di spettatori; il mitico “cinepanettone” in genere si attesta a due, Gomorra, che fu un incasso eccezionale per un film d’autore, è stato visto (in sala) da un milione circa.

Ottima anche la partenza di due nuove commedie, Qualunquemente, al servizio di Antonio Albanese, e Immaturi di Paolo Genovese. Ci si interroga quindi su quale sia l’ingrediente segreto che assicura un successo simile. Certamente conta il fatto che in un periodo di crisi la gente vuole ridere, come che la televisione generalista sia ormai indigeribile, nel migliore dei casi un miscuglio di Novella 2000 e giornale Luce (esistono, è vero, ottimi serial, ma gli appassionati li scaricano da internet). Gli esercenti affermano che la novità del 3D e il boom di Avatar hanno comunque riportato spettatori al cinema.

Ma perché un film esilarante come La Passione di Carlo Mazzacurati non ha avuto altrettanto successo? È già troppo sofisticato, o è già troppo “impegnato”, oppure è solo una cattiva distribuzione? Probabilmente queste commedie sfondano perché costituiscono quel prodotto medio che sembrava essere stato abbandonato, non sono volgari quanto i cinepanettoni ma nemmeno destinate ad un pubblico che legge tre quotidiani al giorno. È possibile che conti anche il fatto che finalmente si fa un cinema non “romanocentrico”, vedi un altro successo imprevisto, Basilicata coast to coast. Lungi da me intemperanza padane, ma quando in un in film ambientato a Tel Aviv senti dei personaggi doppiati con accento romanesco si è davvero passato un limite. Infine la presenza di volti noti grazie alla TV aiuta.

Però, fermo restando che i grandi incassi fanno bene al cinema, ripenso a quando in Italia si giravano anche capolavori dei western (che pure è il genere americano per eccellenza) o ottimi thriller, e con incassi straordinari. Non si potrebbe allora ricominciare anche a lavorare su altri generi? Ma del resto i film non comici italiani o sono distribuiti malissimo (Noi credevamo) o sono stroncati, ovviamente prima di averli visti, per motivi politici (Vallanzasca, La prima linea) o addirittura bloccati, come pare sia il nuovo film di Bellocchio. Quindi avanti con le commedie rassicuranti. Fossero almeno cattive, come lo erano quelle di Risi e Monicelli…

* il trend dei desideri: la rubrica Corsara di Alfredo Sgarlato