LETTERE – di Gabriele Trunzo – Ho letto la risposta data dall’assessore Ciangherotti e non ho potuto fare a meno di scoppiare in una fragorosa risata. Accusa me di troppa fantasia, attraverso “racconti surreali e paradossali”, quando, in tutto quello che ha scritto, sa benissimo di aver detto un mare di bugie.

È vero che avevo chiesto la sua amicizia su Facebook, così come l’avevo chiesta al sindaco e ad altri esponenti del consiglio comunale, ma non abbiamo mai avuto alcuna conversazione prima dell’inizio del mio lavoro al campo solare.

Difatti era stato lui a contattarmi direttamente la prima volta, verso metà luglio, dicendomi che aveva letto il mio nome tra i registri degli educatori, perciò dire che avevo chiesto informazioni per il campo solare è l’ennesimo maldestro tentativo di arrampicarsi sugli specchi, dato che comunque avevo già avuto una precedente esperienza lavorativa quando lui non era nemmeno assessore.

Il fatto che abbia commentato alcuni suoi post politici (a cui lui rispondeva sempre con mail private…) e gli abbia fatto gli auguri per il suo compleanno non implica che si potesse permettere di rispondermi privatamente tramite sms a un articolo pubblico (ripeto fatto a nome mio, in cui le lettere “IDV” non comparivano neanche).

Detto questo, è impossibile che abbia reperito il mio numero di telefono da Facebook semplicemente perché non è richiesto nei dati di registrazione della community e quindi non è proprio presente sul mio account. Quindi richiedo, ufficialmente, di sapere una volta per tutte dove lo abbia recuperato.

In secondo luogo, smentisco categoricamente di aver portato il mio curriculum nel suo studio privato, questa è una vile e bieca menzogna, dato che il curriculum lo avevo mandato addirittura via e-mail alla persona che mi aveva contattato per chiedermi se avessi voluto tornare a lavorare con la cooperativa. Per tutta la durata dei colloqui inoltre, non è mai stato presente.

Poi sarei io a navigare nella fantasia? Se per lui le raccomandazioni sono all’ordine del giorno per “emergere”, non per questo dobbiamo seguire tutti questa strada, difatti se proprio avessi voluto qualche raccomandazione ne avrei usufruito nel primo anno di lavoro, non di certo al secondo, dato che a giugno è stata la stessa cooperativa a informarsi sulla mia disponibilità.

Se avessimo avuto davvero questo gran rapporto di amicizia e simpatia, avrebbe potuto chiedere a me e solo a me il mio numero, invece di reperirlo chissà dove.

Ad una persona che reputo “amica” non mi sognerei mai di scrivergli il giorno di Natale dandogli dell'”infantile” e dell'”immaturo”, a meno che questo non sia il concetto di amicizia che circola tra le fila del partito dell’amore.

* Gabriele Trunzo – Albenga