di Sandra Berriolo – Ci sarà una donna in meno da oggi nel mondo. La signora Zunino Nante era un esempio di ciò che significa essere donna, non solo femmina. Come molte della sua generazione non ha avuto bisogno, ma neppure l’opportunità, di sfilare in corteo per dichiarare l’uguaglianza tra uomini e donne. Certo, poter partire non proprio dall’ultimo gradino della società ha aiutato, ma non bastava. Essere una donna imprenditrice, un capo del personale in un luogo di lavoro delicato, sostenere e coadiuvare il marito nelle scelte era già la realizzazione della parità. Una donna vera, anche se è la moglie di un libero professionista, non si accontenta di luce riflessa ma si impegna in prima persona. Poi ci mette quel pizzico di gentilezza e disponibilità in più.

Noi, ragazzi di allora, ricordiamo le feste estive nel giardino della Clinica, che veniva concesso per far musica e far divertire; ci vestivamo bene come andassimo al Galà della Croce Rossa di Montecarlo, eppure a suonare era un manipolo di nostri coetanei che a fatica mettevano insieme il do col mi. Qualche anno prima la disponibilità della signora Maria Rosa gettò lo scompiglio a Zuccarello. Aveva infatti permesso ad un gruppetto di aspiranti suonatori in erba, assoldati per una festa patronale, di usare la “Freccia rosa” della Clinica Salus (la loro prima clinica) per trasportare gli strumenti. L’arrivo dell’ambulanza che la Clinica riservava alle partorienti suscitò l’allarme degli abitanti di Zuccarello e lo stupore nel vederne scendere cinque ragazzi con i jeans e i capelli lunghi.

Racconto questi semplici episodi perché a lei piacevano. Fu lei, pochi anni fa, a darmi alcune foto e poi ad accogliermi in casa sua per farmi i complimenti per i miei libri di ricordi. Noi ragazzi di allora vogliamo ricordarla così.

* nella foto: il battesimo della Freccia rosa, dal libro “C’era un ragazzo che come me…”

* La Nonna del Corsaro Nero: la rubrica Corsara di Sandra Berriolo