Sabato 19 febbraio, ad Alassio, nell’Ex Chiesa Anglicana, sarà inaugurata la mostra personale di Ugo Nespolo dal titolo “Nespocracy”, promossa dall’Assessorato alla Cultura e al Turismo di Alassio ed organizzata in collaborazione con l’Associazione Whitelabs.Culture in progress.

La mostra, curata da Nicola Davide Angerame, propone una selezione di venti opere di grande formato, rappresentative del percorso creativo, dagli anni Ottanta ad oggi, di uno degli artisti più attivi ed eclettici dell’arte contemporanea. Il percorso espositivo sarà arricchito da una sezione dedicata ai film (11 film d’artista) girati da Nespolo a partire dalla fine degli anni Sessanta.

L’inaugurazione, prevista alle ore 18.30, vedrà la presenza dell’artista. L’iniziativa proseguirà con la proiezione dei film di Ugo Nespolo, e si concluderà alle ore 21.15, con il concerto della pianista alassina Eleonora Mantovani.

“La mostra di Ugo Nespolo – spiega Monica Zioni, Assessore alla Cultura e al Turismo di Alassio – è un evento unico per Alassio poiché permette di presentare alcune grandi opere, storiche e recenti, di una delle figure decisiva dell’arte pop italiana. Artista che vanta collaborazioni eccellenti e continuative con alcune delle più grandi aziende italiane ed internazionali: da Fiat a Campari (di cui ha appena curato il megamanifesto della stazione Centrale di Milano), da Trenitalia a Brooksfield, fino ai trasporti torinesi per i quali ha curato l’allestimento artistico delle fermate della nuova metropolitana. Nespolo è una figura d’artista per molti versi singolare. Nasce con gli amici artisti torinesi dell’Arte Povera, con i quali fa le sue prime esposizioni, ma presto prende una strada più colorata e giocosa, più legata all’esperienza estetica della pop art e di un Futurismo tutto italiano che lui assorbe dal suo maestro putativo: Fortunato Depero. Con lui condivide la passione per l’arte applicata agli oggetti e al design. Questa mostra è importante anche perché propone undici cortometraggi diretti da Nespolo negli Settanta, già invitati al Centre Pompidou di Parigi e testimoni della rara capacità creativa di Nespolo di sposare diverse discipline, tutte ben rappresentate nel suo studio torinese, dove l’artista ha ricreato una novella Factory dei nostri tempi, meno underground di quella fondata da Andy Warhol a New York, e con un forte stile sabaudo che lo contraddistingue”.

Nespolo è legato alla Liguria dall’amicizia di lungo corso con Antonio Ricci, che per lui ha scritto un testo speculativo e ironico sul museo. Nespolo ha lavorato con Edoardo Sanguineti, che recita in Film-a-To del 2001 e scrive il successivo Superglance. Sanguineti gli ha dedicato una poesia intitolata Nespoleide. Furio Colombo lo ha accostato a Italo Calvino, alla sua “leggerezza”.

Nespolo visita spesso Alassio e ora vi giunge come ospite in una mostra che ne rappresenta i classici lavori di intarsio, con accenni alla celebratissima serie dei Musei, opere ormai introvabili che l’artista ha dedicato ai musei più importanti del mondo, ripercorrendo la storia dell’arte moderna con scorci sugli interni dei musei e sulle opere che hanno fatto la storia dell’arte dell’ultimo secolo. In tal modo Nespolo rende omaggio, ma soprattutto trasforma nel proprio linguaggio una storia dell’arte che lo vede outsider, giocoso protagonista di un’arte “pubblicitaria” perché pubblica, “dalla parte” di chi guarda, rivolta alla gioia dell’occhio. Di concettuale vi è la “citazione”, la pratica post-moderna per eccellenza. L’“appropriazione” (che da Duchamp giunge a Warhol) segna tutta l’arte in un modo o nell’altro e dagli anni Ottanta in poi diventa per alcuni pittori una pratica imprescindibile. L’arte di Nespolo si distingue da quella della neoavanguardia perché, dice il filosofo torinese Gianni Vattimo è un’arte “abitabile”, fatta di maestria tecnica. Vattimo la distingue dall’arte invece giocata sullo “spaesamento”, talmente concettuale da essere assimilabile all’idea di “brevetto”. Per Marco Vallora è una “filastrocca”, e Nespolo è un Pierino. Decine di critici d’arte, e tutti i più importanti, si sono misurati con l’arte di Nespolo, vedendo in lui un artista fuori dagli schemi, dotato di un’arte alternativa e di un modus operandi originale. Nespolo ringrazia e cita come suo maestro Fortunato Depero.

“La vicenda creativa di Ugo Nespolo – spiega il curatore della mostra Nicola Davide Angerame – è stata singolare almeno quanto singolare è la persona di Nespolo. Il suo corpo minuto ed agile è come scosso da una forza primaria che è insieme edonistica e creativa, ma anche apollinea e organizzativa: imprenditoriale. Nespolo compare sulla scena dell’arte negli Anni Sessanta. L’amico Alighiero Boetti lo pone nella sua celebre lista di nomi d’artisti (tutti amici e gravitanti attorno alla galleria di Gian Enzo Sperone) che poi diventeranno i rappresentanti internazionali dell’Arte Povera, legata ai movimenti sociali e politici di emancipazione e di ribellione. Ma l’amore per il lavoro espresso da Fortunato Depero ha la meglio e Nespolo diventa presto il più intenso maestro del colore, usandolo vivacemente nelle sue tessere di legno che vanno a ricostruire immagini del mondo che lo circonda. Diventa così una sorta di mosaicista contemporaneo laico, cantore di una società che non vuole giudicare ma ritrarre con gioia, lasciando al suo pubblico il beneficio di fruire di un’arte che, come la definisce Stendhal, si pone di fronte a noi come “promessa di felicità”.