Nulla di fatto nell’incontro avuto oggi da TPL Linea con le Organizzazioni Sindacali. I temi all’ordine del giorno sono stati: la proposta aziendale di riduzione dei riposi annuali del personale viaggiante da 68 a 55 (che comporterebbe, in pratica, la richiesta al personale di lavorare un giorno in più al mese, a parità di retribuzione); l’utilizzo del fondino regionale di 500.000,00 € per la cassa integrazione in deroga. Alle OOSS, che intendono limitarne l’accesso solo al personale che ha maturato o maturerà i requisiti di anzianità per la pensione, l’azienda ha chiesto di poter procedere – e i sindacati hanno convenuto – con una verifica – a scopo conoscitivo – dell’eventuale personale disponibile all’esodo volontario; le azioni di decontribuzione e defiscalizzazione che l’azienda – a seguito di accordo sindacale – potrebbe mettere in atto.

Al termine dell’incontro le Organizzazioni Sindacali, che si riuniranno oggi per avviare probabilmente le procedure di raffreddamento, non hanno ritenuto di assumere alcun tipo di impegno, ma si sono riservate di valutare e discutere nelle proprie sedi, quanto esposto in data odierna. È stata fissata per mercoledì 23 febbraio p.v. la data del prossimo incontro.

“Gli unici dati certi – ha detto il presidente di TPL Linea, Maurizio Maricone – sono che a partire da gennaio 2010, l’azienda deve contare su circa 4.700 €/giorno in meno rispetto al 2010 e che tutte le azioni che potevamo autonomamente mettere in campo sono state attuate. Mi riferisco alla revisione delle linee, alla razionalizzazione del servizio, all’aumento tariffario sulla zona rosa ed alla collaborazione con Polinomia per una ulteriore ristrutturazione delle linee cittadine in accordo con le modalità previste dal nuovo Piano della Viabilità. Va evidenziato che le proposte odierne non riguardano ancora azioni destinate ad incidere sulle retribuzioni dei dipendenti, ma richiedono unicamente uno sforzo, peraltro non enorme, volto ad ottenere un aumento di produttività; certo è che, con il passare del tempo, sarà sempre più difficile non adottare misure più drastiche che potrebbero anche incidere direttamente sui salari. Resta lo sconcerto per l’incapacità – o la non volontà – da parte delle OOSS di porre fine alle proclamazioni dogmatiche (tese a richiedere apporti finanziari ad un mondo politico che ha già più volte ribadito l’inesistenza di ulteriori fondi) per assumere un atteggiamento davvero fattivo volto alla risoluzione concreta delle problematiche economico/finanziarie aziendali e quindi del lavoro”.