di Alfredo Sgarlato – Il nome francese Amelie fa pensare alla soave protagonista del film (un po’ stucchevole) di Jeunet ed al suo favoloso mondo. Invece è terribile il mondo della scrittrice Amelie Nothomb (classe 1967), nata in Belgio ma cresciuta in Giappone e oggi parigina di adozione. La sua infanzia in Oriente è ben rievocata in Sabotaggio d’amore, mentre Stupori e tremori, il suo primo grande successo, racconta le incomprensibili diversità tra gli usi della società giapponese e la nostra, stagista al primo impiego, sullo sfondo di una megaimpresa multinazionale. Il più terribile tra tutti i suoi romanzi è Acido solforico.

In questo libro si immagina un reality show in cui si riproduce perfettamente un campo di concentramento e i concorrenti “nominati” dal pubblico sono effettivamente assassinati. Su come sia nata questa trasmissione Amelie glissa e ci trasporta nel pieno dell’evento, rendendo la situazione ancora più terrificante. Clou della storia è l’attrazione/repulsione tra due donne, la bella prigioniera Pannonique e la brutta kapò Zdena. Qui siamo al culmine di due ossessioni ricorrenti nei testi della Nothomb: quella per i nomi assurdi (Palamède, Plectrude, Zoile…

I nomi propri è il titolo di un altro romanzo, storia in cui perfezionismo e amore dell’arte portano alla malattia, meno convincente per colpa di un finale un po’ appiccicato) e quella per la bellezza o bruttezza fisica dei personaggi. La Nothomb, che come molte donne ha il complesso di essere brutta e grassa (e così come molte non lo è affatto), spesso fa della dicotomia bellezza/bruttezza il motore della storia, come per esempio in Attentato, in cui l’amicizia tra un uomo incredibilmente brutto e una graziosa modella è alla base del successo di entrambi, o in Sabotaggio d’amore. Ma mentre negli altri romanzi questa divisione non ha connotati morali, o addirittura, in uno dei suoi romanzi più belli, Le Catilinarie, la mostruosità di una vicina di casa diventa motivo di tenerezza nei suoi confronti, qui è proprio la bellezza di Pannonique, bellezza che sottolinea perfidamente Amelie, rifulge perchè diversa dai canoni imposti dalla tv, a farne un’ eroina suo malgrado.

In Francia il libro ha suscitato molte polemiche, soprattutto tra chi pensa che non si possa fare alcun riferimento all’Olocausto se non nei libri di storia. Opinione che secondo me fa solo il gioco degli infami revisionisti e in ogni caso ci avrebbe privato di alcuni classici del cinema, da “Il grande dittatore” a “La vita è bella”. Avrebbe dovuto semmai fare scandalo la morale del libro ovvero che ancora più mostro di chi compie il male e chi lo subisce senza ribellarsi e ancora di più lo è chi sta a guardare, morale che è molto meno scontata di quanto non sembri…

Ultimamente la Nothomb si ripete un po’ troppo, vedi Viaggio d’inverno, dove un amore non è consumato perché la ragazza che seduce il narratore è succube di un amica bruttissima, non autosufficiente eppure scrittrice geniale. I romanzi di Amelie sono ormai una ventina, tutti pubblicati in Italia da Voland, la leggenda vuole che ne abbia già scritti una marea, ogni anno ne tiri fuori uno dal cassetto e ne abbia alcuni in cassaforte che non devono essere mai pubblicati… sono tutti molti brevi (e costosi, si lamentano i fans…), in un ora si leggono e in questo sta la loro croce e delizia.

* il trend dei desideri: la rubrica Corsara di Alfredo Sgarlato