di Mary Caridi – UDC a convegno, ieri sera all’Auditorium San Carlo di Via Roma, Albenga. Molte le tematiche trattate, dai problemi che interessano la piana a quelli più generali , ma che a livello locale incidono sulla famiglia, puntando l’indice su tutto quello che non funziona nel settore vitale dei servizi sociali.  Nel suo intervento Andrea Repetto ha fatto una lunga analisi e ha affermato: ” La crisi economica non ha ancora espresso tutti i suoi risvolti negativi nei confronti di gruppi di popolazione fragili o infragiliti  dalla crisi stessa. Il 2010 è stato l’Anno Europeo di lotta alla povertà e all’esclusione sociale. Quando è stato indetto ancora non si parlava della crisi economica che poi ha messo in grave affanno i mercati finanziari di mezzo mondo.
L’Istat ha condotto una ricerca sulle condizioni di vita e i redditi in Italia, pubblicata a dicembre 2009 e riferita all’ultimo trimestre 2008 Le difficoltà economiche che le famiglie riferiscono di aver sperimentato confermano il quadro della crisi economica e finanziaria in atto.
Nel 2008 cresce la quota di famiglie che dichiara di arrivare alla fine del mese con molta difficoltà (il 17,0 per cento, contro il 15,4 per cento del 2007).
Aumentano le famiglie che non riescono a provvedere regolarmente al pagamento delle bollette (11,9 per cento, contro l’8,8 per cento del 2007.
All’acquisto di abiti necessari (18,2 per cento, contro il 16,9 per cento).
È statisticamente significativo è pure l’incremento delle famiglie cui è capitato di non avere, in almeno un’occasione, soldi sufficienti per pagare le spese per i trasporti (8,3 per cento, contro il 7,3 per cento del 2007) e di quelle che sono in arretrato con il pagamento del mutuo (7,1 per cento di quelle che hanno un mutuo, contro il 5,0 per cento).
Stabili rispetto al 2007, almeno a livello nazionale, le quote di famiglie che non si possono permettere di riscaldare adeguatamente la propria abitazione (10,9 per cento) e quelle che hanno risorse insufficienti per gli alimenti (5,7 per cento) e per le spese mediche (11,2 per cento).
Quasi un terzo delle famiglie (31,9 per cento) ha poi riferito di non essere in grado di far fronte ad una spesa imprevista di 750 euro con risorse proprie.
Tra gli obiettivi prioritari che devono porsi i Servizi Sociali di una efficiente Amministrazione comunale non ultimi sono a mio avviso:
garantire il sostegno a persone o famiglie in situazione di disagio e marginalità sociale;
sviluppare attività di promozione, prevenzione e animazione sociale;
realizzare azioni tese a promuovere le capacità individuali agendo, dove è possibile, anche con il concorso di altri soggetti istituzionali e non, pubblici e privati, nel rispetto delle specificità e delle competenze di ciascuno.
Nella nostra città, ci sono 2300 nuclei famigliari che necessitano di un aiuto in generi alimentari di prima necessità e si avvalgono dei servizi offerti dalle Caritas e Centri di Ascolto di Albenga.
Il Comune, dai tempi dell’Amministrazione Zunino, finanzia il trasporto (dodici  viaggi per anno) dal Banco Alimentare della Liguria (in un primo tempo direttamente da Genova Bolzaneto e ora da San Remo) dei prodotti alimentari da donare con un importo che negli ultimi anni è di duemila euro.
A fronte di questa modestissima cifra, nell’ anno 2010, sono stati distribuiti gratuitamente nel comune di Albenga, generi alimentari di prima necessità dai seguenti Enti:
ENTE    VALORE ALIMENTI DISTRIBUITI
Centro Ascolto Caritas Diocesana di Albenga     €     48.163,00
Caritas Parrocchia Sacro Cuore     €     10.940,00
Caritas Parrocchia San Bernardino     €     12.274,00
Centro Ascolto San Bernardino onlus     €     27.617,00
TOTALE     €     98.994,00

Si tratta di stime approssimative, tenendo conto di prezzi da Hard Discount, quindi al ribasso.
Con un protocollo di intesa con il Comune di Albenga, (Amministrazione Tabbò),  il centro di ascolto San Bernardino Onlus, di cui sono Presidente, otteneva l’esigua cifra di 1500,00 euro annue per un triennio rinnovabile al fine di far fronte a necessità immediate di concittadini in grave difficoltà economica; purtroppo la nuova amministrazione a tutt’oggi non ha ritenuto di rinnovare e finanziare la convenzione (forse per priorità da noi non comprese o sconosciute.
Le nuove povertà (Anziani soli, Giovani coppie, Genitori single, Disoccupati)  e la conseguente esclusione sociale,  stanno dilagando anche nella nostra Albenga e a me non pare siano in atto adeguate Azioni di sensibilizzazione per l’inclusione sociale e lotta concreta alla povertà.
La Giunta Comunale e la Regione dovrebbero maggiormente finanziare la quota dei servizi sociali perché con la miseria che c’è e che continua ad esserci, ci dovrebbero essere maggiori risorse  nelle varie voci, in particolar modo in quelle degli affitti,  perché ad Albenga ci sono molti sfratti che diventeranno esecutivi,  e quindi molti concittadini dovranno andare a vivere sotto i ponti! Una cosa buona era stata fatta dall’Amministrazione Zunino che aveva  sistemato e reso disponibili agli sfrattati le case di Regione Rapalline (anche se sono dei loculi perché sono appartamentini molto piccoli) bisogna pendere atto che un aiuto sostanziale era stato dato.   Alla luce di quanto sta succedendo, è necessario che il Comune di Albenga,  ma anche la Provincia di Savona e  la Regione Liguria, siano più prodighe  ad erogare finanziamenti per questo notevole problema. Mi rendo conto dei tagli governativi ma il problema segnalato necessità di attenzioni prioritarie.
Gli aumenti di retta degli asili, della scuola bus, della mensa scolastica che tanto gravano sugli utenti, in questi tempi di crisi in cui trovare lavoro sembra un terno al lotto, fanno pensare ad una mancanza di sensibilità dell’Amministrazione nei confronti delle famiglie che, anziché essere aiutate, sono sempre maggiorante colpite.
Delle azione intraprese dall’Assessore alle politiche sociali, volontariato e politiche giovanili di Albenga, non si riesce a comprendere il vero perché, della delibera di Giunta n. 21 del giorno 11/02/2011 con la quale il  servizio mensa per anziani, è stato trasferito dall’ ISTITUTO DOMENICO TRINCHERI (Centro dotato di cucina propria con ottimo cuoco) al Centro Sociale Anziani privo di cucina, ove il cibo dovrà essere trasportato, riscaldato e servito in  stoviglie in plastica atte ad incrementare l’inquinamento ambientale.
Ritengo che:
le persone con limitata autonomia personale;
i soggetti con ridotta autonomia per handicap, invalidità, disturbi del comportamento e i soggetti che vivono in una situazione di grave marginalità ed isolamento sociale;
possano  usufruire anche nei giorni festivi del servizio della consegna giornaliera, a domicilio (gratuito o a pagamento secondo il reddito) di un pasto confezionato, in base ad una dieta personalizzata,  meglio se refrigerato.
Sarebbe inoltre opportuna la concessione  in uso gratuito di un piccolo forno a microonde al fine di permettere di consumare il pasto caldo.
Sempre per le persone anziane, sarebbe  opportuno prendere esempio da  quelle città del Nord che hanno individuato piccoli appezzamenti di terreno pubblico da coltivare ad orto e da assegnare, secondo graduatoria a pensionati residenti nel territorio comunale e che non posseggano in provincia di alcun terreno. Si otterrebbero così plurimi effetti benefici a vantaggio della salute fisica, psichica come è ampiamente dimostrato dalla notevole attenzione posta sin dagli anni settanta dall’America, dall’Inghilterra e dall’Olanda. “E’ adatto alle persone anziane, depresse, che vivono un disagio psicologico, sociale e fisico.” dice la prof. Alba ALGESI di Pavia, e continua: “Prendersi cura di una nuova vita che cresce costituisce uno stimolo importante, una spinta per superare la solitudine tipica di molti anziani e un modo per occupare le giornate in modo costruttivo. Contribuisce alla creazione di qualcosa, favorisce il mantenimento del senso di responsabilità, accresce la fiducia in se stessi e rappresenta un toccasana per l’autostima”, ha concluso Andrea Repetto.