di Gino Rapa – Il premio fionda di legno in soli cinque anni è passato dalla cantina al teatro, mantenendo però sempre ben vivo lo spirito scanzonatamente goliardico dell’inizio. Del resto non poteva che essere così. I fieui di caruggi, che ne sono l’anima e gli artefici, hanno voluto che fosse un momento piacevolmente beffardo, lo sberleffo al potere, il monello che può gridare al vento che il re è nudo. Nello stesso tempo hanno lanciato un messaggio serio, una riflessione importante per chi la vuole cogliere: Golia è il gigante che si ritiene invincibile, ma può sempre incontrare un piccolo Davide sulla sua strada, capace di abbatterlo con un semplice colpo di fionda.

I fieui di caruggi si sforzano, come diceva Shakespeare, di portare la lanterna davanti al re, mai di reggere il suo strascico. Sicuramente è più difficile e faticoso, ma si è compensati in stima e rispetto. Qualcuno, a volte, prova ad etichettare il gruppo, ma è un tentativo destinato a cadere nel vuoto: è un movimento totalmente apartitico, trasversale nel senso positivo del termine, pronto a collaborare con chiunque abbia a cuore la città ed in particolare il suo straordinario centro storico.

Nello stesso tempo, però, è un movimento fortemente politico, radicato nella città, che opera gratuitamente e volontariamente per la polis. Presente nelle scuole e con i disabili, partecipa alle iniziative culturali e turistiche del Comune, ne organizza a sua volta, collabora con gli enti e le associazioni che operano nell’interesse di Albenga.

Con forze limitate, dal numero e dall’età, ma sempre con entusiasmo e con l’aiuto di tanti amici che si riconoscono in questo spirito. Non si potrebbe spiegare in altro modo la partecipazione gratuita di tanti artisti alle loro iniziative: il mimo di Zelig Simone Barbato, Enrique Balbontin, Danila Satragno, Dori Ghezzi, Andrea Ceccon, il mago Gabriele Gentile, Mattia Inverni, Stefania Fratepietro, Anna Maria Ottazzi, Mario Mesiano, I Gente de ma’, Fabrizio Casalino, Marisa Fagnani, Artgroup, Davide Geddo e tanti altri, ricompensati quasi sempre da pigato e salame, da condividere in allegria e semplicità nella cantina di vico del Collegio.

Perché qui sta la chiave del successo: Nullius boni iucunda est possessio sine socio. Il possesso di nessun bene è piacevole se non lo condividi con gli amici. L’amicizia prima di tutto: un’amicizia litigiosa magari, permalosa a volte, di picche e ripicche da vecchi monelli dei vicoli, ma vera, forte, fatta di rapporti umani che durano nel tempo, come forse solo in un ambiente di provincia può succedere. È lo spirito dei fieui di caruggi.

* Gino Rapa dei Fieui di caruggi