di Alfredo Sgarlato – Il fatto che Liz Taylor fosse una donna di una bellezza incredibile e dalla vita sentimentale a dir poco movimentata (otto matrimoni di cui due particolarmente burrascosi col grande Richard Burton) ha contribuito purtroppo a far dimenticare come sia stata una grande attrice, in alcuni film tra i più belli del periodo d’oro Hollywoodiano. Nata casualmente in Inghilterra (non diciamo quando perchè Liz era una vera Diva e le dive non hanno età…) e per questo nominata Dame of the Empire dalla Regina Elisabetta, cominciò a lavorare nel cinema a dieci anni in insulse commediole, con cani e cavalli (“i migliori partner che abbia mai avuto” dirà velenosamente).

Ha il primo ruolo importante in Un posto al sole di George Stevens accanto a Montgomery Clift nel 1951. È splendida in L’ultima volta che vidi Parigi di Richard Broks, si impone definitivamente ne Il gigante, ancora di Stevens, accanto a James Dean e Rock Hudson, di cui fu grande amica per tutta la vita diventando così icona gay. I ruoli definitivi di Liz sono quelli in due film tratti da Tennessee Williams, commediografo barocco e fiammeggiante che raccontò come nessuno l’America morbosa e sudata della provincia: la malmaritata Maggie in La gatta sul tetto che scotta (ancora di Brooks) e la ragazza traumatizzata dall’omicidio del fratello gay nel sublime Improvvisamente l’estate scorsa del grandissimo Mankiewicz . Venere in visone, di Daniel Mann da un romanzo del sottovalutato John O’Hara è meno riuscito dei precedenti, ma le vale il primo Oscar.

Ne vinse un altro per Chi ha paura di Virginia Woolf, più sedici nomination e trentasette premi vari. Nel 1963 Mankiewicz le affida il ruolo di Cleopatra nel kolossal più costoso nella storia del cinema, sul cui set scoppia la passione alcoolica e distruttiva con Richard Burton. Nel 1967 già appesantita dal bere ma ancora molto sensuale dà una grande interpretazione in Riflessi in un occhio d’oro del grandissimo John Huston, dal romanzo di Carson Mc Cullers, accanto a Marlon Brando (già appesantito pure lui…), un duetto fantastico tra due grandi attori che viaggiavano già verso l’autodistruzione.

D’ora in avanti, benché giri in totale settanta film, interpreterà soprattutto sé stessa, la diva dagli occhi viola, tra un divorzio, una rissa con Burton (con vestiti e gioielli per migliaia di dollari scagliati dalla finestra per la gioia dei passanti), una festa di beneficenza, un apparizione in The Flinstones. Dopo di lei ci saranno altre Hollywood, quella degli antidivi che diventeranno altrettanto divi degli anni ’70 e quella di oggi, che produce quasi solo cartoni animati.

* il trend dei desideri: la rubrica Corsara di Alfredo Sgarlato