XIII Settimana della Cultura: le iniziative in programma a Finale Ligure

La Città di Finale Ligure aderisce alla tredicesima edizione della Settimana della Cultura, promossa dal Ministero per i beni e le attività culturali per favorire la conoscenza e la fruizione dei luoghi dell’arte e della cultura. Finale partecipa aprendo gratuitamente il suo Museo Archeologico e organizzando visite guidate e gratuite ai principali monumenti della città.

Sabato 9, domenica 10, sabato 16 e domenica 17 aprile il Museo Archeologico del Finale sarà aperto dalle 9 alle 12 e dalle 14,30 alle 17 con ingresso libero. Il Museo si trova all’interno del Complesso monumentale di Santa Caterina in Finalborgo, attorno a due splendidi chiostri quattrocenteschi, ed ospita importanti collezioni di preistoria e archeologia, frutto di oltre cento anni di ricerche condotte nei numerosi siti del territorio. Di proprietà del Comune di Finale Ligure, è inserito nella rete dei musei della Regione Liguria e della Provincia di Savona ed è gestito dalla Sezione Finalese dell’Istituto Internazionale di Studi Liguri (per informazioni: tel. 019 690020).

Domenica 10 e domenica 17 aprile, dalle 9 alle 12 e dalle 14,30 alle 17 si potrà visitare l’antico campanile di Santa Caterina e le celle carcerarie conservate al suo interno. La visita è organizzata per piccoli gruppi, guidati da volontari dell’Unitre, e consente di effettuare una salita tra anguste e buie celle di rigore, immersi nella dura atmosfera di un carcere ottocentesco, fino a raggiungere la sommità della torre da dove è possibile ammirare Finalborgo e il paesaggio del Finale dall’alto (per informazioni: Museo Archeologico del Finale, tel. 019 690020).

Domenica 10 aprile, alle ore 10,30, è in programma una visita guidata e gratuita alla Chiesa di Santa Caterina in Finalborgo e agli affreschi della Cappella di Santa Maria degli Oliveri, uno dei più pregevoli esempi della pittura tardo-trecentesca in Liguria. La visita sarà a cura del professor Giovanni Murialdo, dell’Istituto Internazionale di Studi Liguri (per informazioni: Museo Archeologico del Finale, tel. 019 690020).

Martedì 12, alle ore 10, si potranno visitare a Finalmarina la Basilica di San Giovanni Battista e la Pieve del Finale (ritrovo con la guida nei pressi dell’Arco di Margherita di Spagna, per informazioni: Associazione I Garosci de Pia, tel. 019 600660 – 339 4402668).

La Basilica di San Giovanni Battista è una delle più belle chiese della Liguria, che la tradizione attribuisce al Bernini ma che in realtà è opera di architetti locali educati alla sua scuola. La facciata, ricca di artistici emblemi e vetrate, opera dell’architetto Nicola Barella di Finalmarina, fu completata nel 1762.

Le statue di S. Giovani Battista, dei SS. Pietro e Paolo con quelle che simboleggiano la Speranza e la Fede e i bei fregi che l’adornano, sono dovuti all’arte di Bartolomeo Bagutti.  La statua di S. Giovanni sulla facciata e quelle simboliche delle Virtù nell’interno della Chiesa, sono opera del savonese Antonio Brilla. La cupola, che raggiunge i 24 metri, fu disegnata dal Barella col concorso degli architetti Cantone e Tagliafico di Genova. Sull’ingresso principale sorge un artistico Battistero. L’interno è caratterizzato da grande armonia e semplicità di proporzioni, in cui il gusto barocco appare temperato da una vivace tradizione classica.

La Pieve del Finale, monumento paleocristiano e altomedioevale, è una scoperta relativamente “recente” essendo stata messa in luce negli scavi del 1940 e il 1945. Si trova esattamente sotto l’attuale Chiesa dei Padri Cappuccini e segna la località ad fines ove convennero da epoca remota gli abitanti dei dintorni per darsi un’organizzazione comune. Sacra a S. Giovanni Battista, fu per dieci secoli circa la chiesa battesimale di tutto il Finale. Oggi la Pieve si presenta come una grande aula rettangolare absidata e si sovrappone direttamente a livelli d’uso di età imperiale romana (I-IV secolo).  Gli scavi hanno riportato alla luce l’altare in muratura, la “confessione” per le reliquie dei Martiri, i resti della “schola cantorum”, la vasca battesimale, un’iscrizione funeraria (epigrafe di Paula) con la probabile data della chiesa (517 d.C.), due tombe a cassa laterizia del IV e V secolo, i pilastri del successivo allargamento a tre navate (VII o VIII secolo).

Altre due visite alla Pieve sono in programma sabato 16 aprile, alle ore 11 e alle ore 15 (ritrovo nella piazza attigua alla chiesa dei Padri Cappuccini in via Brunenghi, per informazioni: Ufficio turismo Comune di Finale Ligure, via Ghiglieri 6, tel. 019 6816004).

Mercoledì 13, alle ore 16, è in calendario la visita al centro storico di Finalborgo, entrato nel 2004 a far parte del Club dei Borghi più belli d’Italia, al Complesso Monumentale di Santa Caterina, alla Collegiata di San Biagio e al Teatro Aycardi (ritrovo con la guida in piazza San Biagio, bus navetta gratuito da Finalpia, piazza Oberdan alle ore 15,40, e Finalmarina, piazza FF.SS alle ore 15,45, per informazioni: Associazione I Garosci de Pia, tel. 019 600660 – 339 4402668).

Il centro storico di Finalborgo, l’antico Burgum Finarii, per diversi secoli capitale del Marchesato e centro amministrativo di Finale, sorge in posizione strategica sulla piana alluvionale alla confluenza dei torrenti Pora e Aquila. L’origine del Borgo è stata sempre fatta risalire verso la fine del XII secolo, all’epoca del Marchese Enrico il Guercio, ma recenti importanti scoperte archeologiche sembrano retrodatare la sua fondazione di qualche secolo.

Con le mura di cinta (distrutte nel 1448 e riedificate nel 1452), le diverse “porte”: Porta Reale (del 1702 accanto alla quale è possibile osservare un grande stemma in rilievo dei Del Carretto), Porta Romana,   Porta Testa (del 1452) e Porta Mezzaluna (più in alto verso Castel San Giovanni), le torri semicircolari che interrompevano a tratti le mura (la più bella è visibile sul lato sud), il Borgo conserva le caratteristiche di abitato fortificato nella sua struttura Quattrocentesca, posteriore alle distruzioni conseguenti alla guerra con Genova (1448). I palazzi quattrocenteschi e di epoca rinascimentale, modificati nel periodo della dominazione spagnola, impreziosiscono il tessuto urbano.

La chiesa e il convento di S. Caterina, oggi quasi interamente restaurati, rappresentano il più importante complesso monumentale di Finalborgo ed un contenitore culturale di eccezionale importanza. Attualmente ospitano, infatti, il Museo Archeologico, una sala congressi e l’Oratorio dei Disciplinanti riservato a mostre ed esposizioni. Il complesso fu voluto, nel 1359, dai Marchesi del Carretto con l’intento di dotare la famiglia di un’area sepolcrale monumentale, riaffermando al contempo il proprio prestigio e potere. Affiancano il corpo della chiesa due splendidi chiostri, comunicanti tra loro, di epoca rinascimentale, dovuti al Cardinale Carlo Domenico Del Carretto, costruiti tra il 1500 e il 1530 nel periodo di massimo splendore del complesso. I chiostri sono circondati da locali di varie epoche e, al piano superiore, quelle che una volta erano le sale e le celle che ospitavano i monaci, accolgono oggi gli importanti reperti del Museo Archeologico del Finale.

L’attuale chiesa di San Biagio, in stile barocco, risale al sec. XVII (iniziata nel 1633) è dovuta all’architetto finalese Andrea Storace. Della precedente chiesa medioevale (1261) non rimangono che l’abside e l’ardito campanile tardo-gotico a forma ottagonale, leggermente pendente, dalle numerose e sottili bifore che si aprono su ogni lato, inserito su una torre difensiva della cerchia anteriore al 1452.   La facciata è rimasta incompiuta in pietra greggia, mentre l’interno a tre navate, colpisce per la grandiosità e la ricchezza delle decorazioni.

“Un piccolo teatro sì, ma elegante vi fu fatto edificare – scriveva Goffredo Casalis nel 1840 – in sul principio di questo secolo da varie persone di questa città a proprie spese”. Le più importanti famiglie di Finalborgo, nel 1803 avevano stilato un programma con l’intento di dotare la città di “un conveniente locale” che contribuisse ad abbellirla, “all’istruzione della gioventù, ed a formare i buoni costumi”. Il Teatro Aycardi,  capace di 250 posti distribuiti in 24 palchi e una piccola platea, fu ricavato utilizzando l’Oratorio dei Padri delle scuole Pie, secondo il disegno dell’ingegnere Nicolò Barella. Lungo l’Ottocento, ospitò con buona regolarità compagnie di prosa e di musica.

Sabato 16, alle ore 16, e domenica 17 aprile, alle ore 10, è in programma al Museo Archeologico la visita guidata e gratuita della mostra fotografica “Dal Kashmir al Ladakh, terre di confine”, a cura dell’antropologa Arianna Colliard, che sottolinea gli aspetti etnografici delle immagini e dei materiali esposti nelle vetrine.

Domenica 17 aprile infine, a chiusura delle iniziative, il Comune di Finale Ligure ha organizzato, in collaborazione con l’Associazione Centro Storico del Finale, la visita guidata e gratuita di Castel Govone, monumento simbolo della città, recentemente interessato da importanti lavori di restauro (ore 10, 11, 14, 15, 16 e 17, prenotazioni dal lunedì al venerdì all’Ufficio Turismo, via Ghiglieri 6, tel. 019 6816004, sabato e domenica al Centro Storico del Finale, cell. 347 0828855).

I restauri effettuati hanno portato alla scoperta di sale, frammenti di affreschi, pregevoli manufatti in pietra del Finale ed al recupero della vecchia cisterna, completamente piastrellata in ardesia.

Non è possibile stabilire la data precisa di costruzione di Castel Govone (da “Castrum Govonis”), sede dei Marchesi Del Carretto, che sorge, poggiando le sue basi su un gigantesco bastione curvilineo a scarpata, nel punto culminante del “Becchignolo”. Si dice che il castello sia stato edificato nel 1181 da Enrico II sfruttando precedenti strutture difensive. Sicuramente fu rafforzato con nuovi ridotti nel 1292. Distrutto a più riprese nelle vicende belliche che contrapposero Finale a Genova, venne ricostruito contemporaneamente alla cinta muraria del Borgo nel 1451-1452 da Giovanni I, quindi ulteriormente modificato in epoca successiva, fino a quando nel 1715, venne in gran parte smantellato dai Genovesi che avevano acquistato il Marchesato e volevano cancellare il simbolo degli antichi avversari. Nella distruzione furono risparmiati parte dei muraglioni laterali e la famosissima Torre dei Diamanti (oggi la struttura meglio conservata), costruita con pietre riquadrate e sfaccettate a punta di diamante, che volge uno spigolo acuto, simile allo sprone di una nave, verso mezzogiorno, essendo costruita su pianta triangolare curvilinea. Si tratta di un ottimo esempio di architettura militare del tardo Medioevo. Molti materiali originari del castello, travature, pietre e colonne, furono utilizzati nel corso del tempo per l’edificazione di chiese, portali e ville finalesi.