I lavori del Consiglio Regionale questa mattina sono stati sospesi mezz’ora per consentire a una delegazione di lavoratori della Tirreno Power di incontrare i rappresentanti della giunta e i capigruppo del Consiglio regionale. Durante l’incontro presieduto da Rosario Monteleone, presidente del Consiglio regionale, i rappresentanti sindacali di Cgil, Cisl e Uil, della categoria degli elettrici e dell’Ansaldo hanno manifestato le loro preoccupazioni sul rischio che l’investimento proposto da Tirreno Power a Vado per complessivi 800 milioni di euro possa trovare ostacoli. «Assicurerebbe 10-12 anni di lavoro diretto per 400 persone oltre all’indotto che è molto elevato. Non ci sembra che le condizioni economiche del paese e della Liguria ci consentano di rifiutare un simile intervento. Il progetto ha ricevuto la Via ministeriale la Regione non deve porre ostacoli».

Aldo Siri (Lista civica Biasotti) ha subito ribattuto: «Lavoro e salute non devono mai essere in conflitto, si devono trovare soluzioni tecniche che concilino i due elementi. Per questi impianti esistono forme di alimentazione diverse dal carbone come proposto dalla società. Dobbiamo tenere conto che parliamo di un impianto che avrà una vita di almeno 40 anni e che segnerà profondamente il territorio» . Il presidente della Giunta Claudio Burlando ha aggiunto: «Siamo di fronte ad una vicenda complicata. In quella zona abbiamo avviato un investimento importante: la piattaforma Maersk di Vado che porterà 660 nuovi posti di lavoro. L’abbiamo accettata nonostante il totale dissenso dell’attuale amministrazione comunale, ma basandoci sull’accordo stipulato con la precedente. Per quanto riguarda i nuovi impianti proposti da Tirreno Power, la situazione è diversa: hanno ottenuto la Via nazionale ma è necessaria anche quella regionale e noi non siamo d’accordo perché andrebbe ad incedere pesantemente sulla salute degli abitanti di Vado e Quiliano. Questo perché la proposta che ci è pervenuta prevede in realtà il mantenimento del carbone con interventi ambientali minimi sui due gruppi esistenti e, per quello nuovo, non si prevede neppure la copertura dei parchi carbone. C’è una posizione maggioritaria nel territorio che punta al superamento del carbone, noi non sosteniamo questa posizione, ma chiediamo che i due vecchi gruppi da 330 Mw che sono stati realizzati nel 1971 e che ormai hanno raggiunto la fine della loro vita produttiva prevista in 40 – 50 anni, vengano sostituiti da un gruppo completamente nuovo. Hanno già 40 anni: non si può pensare di tirare loro il collo ulteriormente. A questo impianto da 460 Mw si può aggiungere un altro, sempre a patto che l’inquinamento non superi i livelli attuali». Secondo Burlando «l’offerta di Tirreno Power è importante» ma occorre tenere conto che «un chilometro più in là c’è uno dei più importanti comprensori turistici della Liguria» e che si andasse alla rottura con questa azienda «la possiamo sostituire nel giro di 10 minuti: a chi non farebbe gola un impianto energetico da 920 Mw a fil di costa e a pochi chilometri dalla Pianura Padana?» Burlando ha poi sottolineato che la proposta della Giunta formalizzata in una delibera, può portare a ricadute ben maggiori di quelle previste dall’originario progetto Tirreno Power.

I sindacalisti hanno proposto che i due gruppi attuali vengano chiusi alternativamente in modo da consentire la continuità produttiva dello stabilimento.Gino Garibaldi (Pdl) ha proposto di realizzare un ordine del giorno sintetico e condiviso sull’argomento. Il presidente Rosario Monteleone ha proposto di portarlo in discussione nella prossima seduta consiliare.

All’incontro erano presenti, fra gli altri, gli assessori Renzo Guccinelli , Renata Briano, Giovanni Enrico Vesco, Lorena Rambaudi, Angelo Berlangieri, Sergio Rossetti e i consiglieri Matteo Rossi (Sinistra Ecologia e Libertà), Nicolò Scialfa, Marusca Piredda Stefano Quaini (Idv); Michele Boffa, Antonino Miceli (Partito Democratico), Gino Garibaldi (Pdl), Francesco Bruzzone (Lega Nord Liguria-Padania).