Un ordine del giorno che ha l’obiettivo di allineare l’Italia ad altri Paesi europei. È questa una, ma non la sola, delle motivazioni con cui i consiglieri del Pd Valter Ferrando e Alessio Cavarra chiedono al Presidente della Regione Claudio Burlando di attivarsi presso il Governo affinché venga riaperta la caccia allo storno sul nostro territorio, anche ricorrendo alla modalità della “piccola quantità”, così prevede la normativa europea.

In un articolato ordine del giorno Ferrando e Cavarra fanno proprie le istanze di migliaia e migliaia di doppiette che in più occasioni, in passato, hanno chiesto a gran voce che la caccia al voracissimo passeriforme fosse nuovamente autorizzata.

Opportunità però che, almeno fino ad oggi, si è sempre scontrata con la necessità di conservazione della specie in questione. “Oggi però – rilevano – le cose sono cambiate. Per la prima volta, attraverso un approfondito studio, persino l’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) ha rilevato che lo sturnus vulgaris in Italia possa essere inserito tra le specie cacciabili. In più fra i paesi che si affacciano sul Mediterraneo o del sud Europa lo storno è cacciato in Portogallo, Spagna, Francia, Grecia, Malta e Cipro e inoltre, nell’Europa Continentale, in Ungheria, Bulgaria, Romania e, recentemente, in Polonia. Penso sia giunto il momento che anche da noi il prelievo venatorio di questa specie possa essere consentito alla stessa stregua degli altri paesi europei”.

“Tanto più –insistono Ferrando e Cavarra- che proprio la ricerca ISPRA ha sottolineato come l’Italia sia interessata dall’arrivo di decine di milioni di storni, corrispondenti circa ad un terzo dell’intera popolazione paleartica e che la popolazione nidificante nella penisola italiana gode di uno stato di conservazione favorevole, essendo andata incontro negli ultimi anni ad un incremento demografico e ad una significativa espansione di areale. Infine sempre l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale ha sottolineato l’analogia del contesto italiano rispetto agli altri Stati membri dove la specie è cacciabile, anche dal punto di vista ambientale, affermando che la cacciabilità dello storno non comporta problemi per la conservazione di altre specie protette”. “Arrivati a questo punto- affermano Ferrando e Cavarra – non resta che chiedere ad ISPRA di meglio precisare la cosiddetta piccola quantità di animali cacciabili superando così lo scoglio finale alla riapertura dell’attività venatoria per questa specie. Per questo chiederemo alla Giunta regionale di avviare quanto prima un incontro con l’Istituto per poi attivarci nei confronti del Governo nazionale affinché in tempi rapidi rivolga nuovamente alla Unione Europea la richiesta di escludere per l’Italia lo storno dalle specie non cacciabili”.

I consiglieri regionali del PD ricordano inoltre che “sta per concludersi lo studio dell’Università di Genova con l’obiettivo di dimostrare che gli storni sono presenti sul territorio ligure in gran numero con conseguenti danni all’agricoltura e agli arredi urbani. Tutto ciò dimostrato, potrebbe consentire anche l’eventuale caccia allo storno con la procedura ‘in deroga per danno’”.