di Gino Rapa – Il monumento ai Fieui di caruggi di Albenga vuole essere il riconoscimento a tutti i ragazzi che, in ogni parte d’Italia e del mondo, sono nati e hanno vissuto nei vicoli della loro terra. Loro sanno cosa significa giocare, lavorare, studiare, crescere conoscendo i segreti, le voci, i silenzi, gli odori, gli uomini e le donne dei caruggi. Invecchiare è inevitabile, ma non è necessario diventare vecchi. “Peccau muì” sta scritto nella cantina di vico del Collegio, dove i fieui amano ritrovarsi ed incontrare gli altri in uno spirito di generosa convivialità. “Peccato morire”, perché morire significa rinunciare ai legami, alla sana allegria, a stare insieme. Una filosofia di vita, da cui molti rimangono contagiati. Ultima, in ordine di tempo, la giornalista Carla Urban che ha lasciato questa dedica: “Mi avete lanciato l’amo, ma è stato piacevole abboccare”.

I fieui di caruggi finiranno, forse, ma non finirà mai la “monelleria”, una vera e propria categoria aristotelica. E proprio dalla monelleria è nata la più nota manifestazione dei fieui di caruggi, il premio Fionda di legno, che in soli cinque anni è passato dalla cantina al teatro, mantenendo però sempre ben vivo lo spirito scanzonatamente goliardico dell’inizio. Del resto non poteva che essere così. I fieui di caruggi, che ne sono l’anima e gli artefici, hanno voluto che fosse un momento piacevolmente beffardo, lo sberleffo al potere, il monello che può gridare al vento che l’imperatore è nudo. Nello stesso tempo hanno lanciato un messaggio serio, una riflessione importante per chi la vuole cogliere: Golia è il gigante che si ritiene invincibile, ma può sempre incontrare un piccolo Davide sulla sua strada, capace di abbatterlo con un semplice colpo di fionda. I fieui di caruggi si sforzano, come diceva Shakespeare, di portare la lanterna davanti al re, mai di reggere il suo strascico. Sicuramente è più difficile e faticoso, ma si è compensati in stima e rispetto.

Qualcuno, a volte, prova ad etichettare il gruppo, ma è un tentativo destinato a cadere nel vuoto: è un movimento totalmente apartitico, trasversale nel senso positivo del termine, pronto a collaborare con chiunque abbia a cuore la città ed in particolare il suo straordinario centro storico. Nello stesso tempo, però, è un movimento fortemente politico, radicato nella città, che opera gratuitamente e volontariamente per la polis. Presente nelle scuole e con i disabili, partecipa alle iniziative culturali e turistiche del Comune, ne organizza a sua volta, collabora con gli enti e le associazioni che operano nell’interesse di Albenga. Con forze limitate, dal numero e dall’età, ma sempre con entusiasmo e con l’aiuto di tanti amici che si riconoscono in questo spirito.

Non si potrebbe spiegare in altro modo la partecipazione gratuita di tanti artisti alle loro iniziative: Antonio Ricci, Milena, Gabanelli, il mimo di Zelig Simone Barbato, Enrique Balbontin, Danila Satragno, Dori Ghezzi, Andrea Ceccon, il mago Gabriele Gentile, Mattia Inverni, Stefania Fratepietro, Anna Maria Ottazzi, Mario Mesiano, I Gente de ma’, Fabrizio Casalino, Marisa Fagnani, Artgroup, Davide Geddo e tanti altri, ricompensati quasi sempre da pigato e salame, da condividere in allegria e semplicità nella cantina di vico del Collegio. Perché qui sta la chiave del successo: Nullius boni iucunda est possessio sine socio.

Il possesso di nessun bene è piacevole se non lo condividi con gli amici. L’amicizia prima di tutto: un’amicizia litigiosa magari, permalosa a volte, di picche e ripicche da vecchi monelli dei vicoli, ma vera, forte, fatta di rapporti umani che durano nel tempo, come forse solo in un ambiente di provincia può succedere. E’ lo spirito dei fieui di caruggi. E come scriveva Orazio: “Exegi monumentum aere perennius”, ho innalzato un monumento più duraturo del bronzo. Ecco, è proprio così, lo spirito dei fieui di caruggi è il vero monumento, che le intemperie non scalfiranno e la ruggine non consumerà.

* Gino Rapa dei Fieui di caruggi