di Sandra Berriolo – Premetto che non sono giurista e non ci capisco di leggi e norme. Parlo per sentito dire. Giovanardi (onorevole?) protesta perché Ikea pubblicizza i suoi prodotti a tutte le famiglie, compresi gli agglomerati gay. Dice Ikea: «siamo aperti a tutte le famiglie. Cerchiamo di rendere comoda la vita di ogni persona, famiglia, coppia, qualunque essa sia». Giovanardi puntualizza: «la pubblicità contrasta la Costituzione. Famiglia, secondo la nostra legge, è una sociaetà naturale fondata sul matrimonio».

Rifletto semplicemente. Secondo Giovanardi allora i separati e magari pure sfigatamente single non dovrebbero andare all’Ikea. Le migliaia di famiglie allargate, che ormaci ci sono, sbagliano a pranzare insieme a Natale e Pasqua: sono feste tipicamente di famiglia.

Ok ok, certo Giovanardi (l’onorevole) mi risponderebbe che la Costituzione non preclude a nessuno di abitare insieme, però non si deve chiamare famiglia. Quella è solo nel caso di uomo e donna che abbiano figliato.

Mi domando allora: ma la Sacra Famiglia Unita, e tutte le sue derivazioni, può andare all’Ikea? E perché si chiamano famiglie mafiose se in prevalenza sono gruppi di uomini che non hanno figliato tra loro?

E soprattutto: siamo sicuri che secondo lo statuto dei falegnami quelli che vende l’Ikea si possano definire mobili?

* La Nonna del Corsaro Nero: la rubrica Corsara di Sandra Berriolo