Studenti e Consiglio regionale a Pola: dopo le foibe il grande esodo

Si è conclusa con la visita alla città, Pola, emblema dell’esodo degli italiani, vittime di una feroce persecuzione, il viaggio organizzato dal Consiglio regionale della Liguria verso le terre della Venezia Giulia, dove, durante e al termine della seconda guerra mondiale furono barbaramente uccisi numerosi giuliano dalmati di lingua italiana, da formazioni titoiste. Uomini, donne e persino bambini, vittime di un feroce odio etnico e politico, furono gettati in profondi crepacci, le foibe, dove trovarono la morte.

Quando oramai era chiaro che la città non sarebbe più tornata ad essere italiana, gran parte dei nostri connazionali, tra la fine del 1946 e l’inizio del 1947 lasciarono definitivamente la città. Il grande esodo rappresentò l’ultima dolorosa tappa di un lungo calvario disseminato di vittime innocenti.

«Gli italiani che furono costretti a fuggire persero tutto, casa, lavoro e affetti. Quelli che rimasero dovettero rinunciare alla propria dignità. Ancora oggi molti dei rimasti, pur avendo nazionalità italiana disconoscono o , forse sono costretti dalle circostanze e dall’opportunità, ad ignorare molte delle tragedie vissute dai loro connazionali soltanto pochi decenni fa. – ha commentato il vicepresidente Luigi Morgillo – Ancora oggi nelle celebrazioni ufficiali, e noi nel nostro viaggio ci siamo imbattuti proprio in molte di queste, si onorano i caduti per la lotta di liberazione dai fascisti, ignorando completamente tutte le vittime italiane innocenti e gli esuli che nulla a che avevano a che vedere con il fascismo ed una guerra ingiusta e sbagliata».

Morgillo durante l’incontro con il vicepresidente della comunità italiana, Davide Giugno, ha quindi annunciato la sua intenzione di scrivere all’amministrazione comunale di Pola: «Chiederò che i monumenti e le targhe che riguardano fatti storici, a seguito della quale nostri connazionali innocenti hanno perduto la vita, vengano adeguatamente illustrati. Ci siamo infatti accorti che talvolta sono di fatto anonimi, non vi si trova alcun cenno a quanto accaduto: la storia va raccontata per intero. Le guerre non sono mai giuste. Ma è doveroso commemorare chi ha perso la vita senza avere alcuna colpa se non quella di essere italiani» .

Ha quindi fatto sapere: «Le corone di fiori che abbiamo deposto davanti a una di queste targhe, che non racconta nulla di quanto accaduto, se non una data, dopo poche ore sono state divelte».

Prima dell’incontro con la comunità di connazionali, la visita al liceo italiano.

La delegazione consiliare, della quale facevano parte anche i consiglieri Nicolò Scialfa (Idv) e Roberto Bagnasco (Pdl), e accompagnata dai ragazzi vincitori del concorso “Il sacrificio degli italiani della Venezia Giulia e della Dalmazia”, giunto alla decima edizione, da alcune insegnanti e da Fulvio Mohoratz e Emerico Radmann, rispettivamente presidente e vicepresidente dell’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia della Liguria, Giovanni Ostrogovich e Gianfranco Aresca, ha iniziato il viaggio domenica scorsa, con la visita al sacrario militare di Oslavia, a quello di Redipuglia e ai due vicini cimiteri, quello civile e quello austro ungarico, situati alle spalle di Gorizia, che custodiscono i resti di coloro che perdettero la vita durante il primo grande conflitto mondiale, per comprendere le origini di quell’odio feroce, politico ed etnico che fece tante vittime..

Il viaggio è continuato con la visita alla risiera di San Saba, a Trieste e alle foibe di Basovizza e Monrupino, alle spalle della città.

Nell’ex risiera, durane la seconda guerra mondiale trasformata in una sorta di campo di transito, dove venivano internati i prigionieri destinati in larga parte a raggiungere poi i campi di sterminio nazisti, e dove molti trovarono la morte, la delegazione ligure

ha incontrato il consigliere regionale del Friuli Venezia Giulia, Piero Camber, presidente della commissione cultura.

A Fiume, dove la comunità italiana è di circa seimila persone, la delegazione ligure ha visitato la scuola italiana “baluardo” di italianità che non si vuole perdere. A ricevere la delegazione è stata la preside, Ingrid Sever.

Dopo la visita alla scuola, l’incontro presso il Consolato italiano con la viceconsole Pierina Fabris, seguito da quello con il presidente della comunità degli italiani di Fiume, Agnese Superina.

Nei giorni successivi l’incontro con la comunità italiana di Rovigno e la visita al castello di Montecuccoli che si erge su un orrido del fiume Foiba. E’ dalle finestre del castello che gli italiani, con la sola colpa di essere di lingua e nazionalità italiana, venivano gettati nello strapiombo. E qui, per onorare queste vite spezzate, gli studenti hanno gettato le corone lungo il burrone che termina nel corso d’acqua.

Il giorno del ricordo viene celebrato in maniera solenne dalla Regione Liguria in virtù della legge regionale numero 29 del 24 dicembre 2004. È questa legge che istituisce, tra l’altro il concorso riservato agli studenti. I ragazzi più volte, durante questo viaggio, non hanno saputo trattenere le lacrime.