di Alfredo Sgarlato – Anche quest’anno sono stati assegnati i David, l’equivalente italiano degli Oscar (ma con una scelta di uscita più cervellotica che non coincide con l’anno solare). Impeccabile il premio per il miglior film, andato a “Noi credevamo” di Mario Martone, unico film che ho visto quest’anno durante il quale nessuno è uscito dalla sala prima della fine nonostante sfiori le tre ore. Film maltrattato dalla distribuzione, uscito in poche sale (tra cui l’Ambra di Albenga, lode a Pisani e Pesce) ma molto riuscito, infatti ha vinto anche molti premi nelle categorie tecniche.

A me incomprensibile il premio per la migliore regia, andato a Daniele Luchetti per “La nostra vita”. Luchetti è un bravo regista ed ho amato molto i suoi primi film ma “La nostra vita” è davvero un’operina modesta e sopravvalutata e non comprendo le ragioni di questo premio. La stesso vale per il premio al migliore attore, andato a Elio Germano per il film di Luchetti: Germano è un ottimo attore, nei film di Virzì mi è piaciuto molto, ma in “La nostra vita” la sua interpretazione, isterica e sopra le righe, mi è sembrata persino fastidiosa. Gli attori che hanno fatto grande il cinema italiano, Sordi, Tognazzi, Gassman, sapevano dare anche al personaggio più mediocre un briciolo di grandezza tragica, cosa in cui Germano e Luchetti falliscono.

Miglior attrice Paola Cortellesi, un talento che il cinema e la TV non hanno ancora saputo sfruttare come merita (Gialappa’s a parte), per “Nessuno mi può giudicare”. Io adoro Paola Cortellesi ma avrei puntato tutti i miei averi (cioè nulla) sulla interpretazione alla De Niro di Alba Rohrwacher in “La solitudine dei numeri primi”, film imperfetto ma coraggioso. Ineccepibili i migliori non protagonisti, la brava e bella Valentina Lodovini (“Benvenuti al sud”), attrice che farà molta strada e al gigantesco, in tutti i sensi, Giuseppe Battiston di “La Passione”, film che riporta Carlo Mazzacurati alla sua forma migliore. Volendo cercare il pelo nell’uovo però mi verrebbe da dire che Battiston in questo film è praticamente un coprotagonista, e c’è tra i non protagonisti un Guzzanti formidabile…E i tre minuti di Filippo Timi (qui lo dico e non lo nego: il miglior attore italiano della nuova generazione) in “La solitudine…” sono folgoranti.

Miglior regista esordiente Rocco Papaleo per “Basilicata coast to coast” che ho perso ma mi dicono essere bello e prende anche il premio per le musiche di Max Gazzè. Premio Giovani a “20 sigarette” (film con pregi e difetti). Migliori documentari “è stato morto un ragazzo” di Filippo Vendemmiati, sul terribile caso Aldovrandi, e “Jodi delle giostre”, corto di Adriano Sforzi, un giovane che ha vissuto anche ad Albenga. Miglior film europeo “Il discorso del re”, che non mi ha incuriosito e non ho visto, miglior film straniero “Hereafter” di Clint Eastwood. Chi mi conosce lo sa, come direbbe Tomba, che Clint Eastwood è la mia unica certezza e i suoi film li divido in belli, bellissimi e capolavori. Bene, “Hereafter” è uno di quelli belli.

Non tutto fila perfettamente in questo film, ma c’è pur sempre quel “tocco Eastwood” fatto di umanità, amore per i personaggi e mancanza totale di volgarità. Ricordiamo infine che la cerimonia è stata trasmessa dalla RAI in tardissima serata, è stata noiosissima come sono sempre queste cerimonie e si è ravvivata solo quando i protagonisti hanno parlato di poltica, come quando il conduttore Tullio Solenghi ha spiegato come la tassa sulla benzina per finanziare il cinema è di 0,00071 €, meno delle tasse per finanziare la spedizione in Abissinia del 1935 o per affrontare la crisi di Suez del 1956, tuttora vigenti.

* il trend dei desideri: la rubrica Corsara di Alfredo Sgarlato