EXTRAordinario: le opere di Giorgio Laveri ad Alassio

Sabato 11 giugno alle ore 18.00, nella prestigiosa sede di piazza Partigiani 22 in Alassio, con la mostra Giorgio Laveri. EXTRAordinario, Aicardi Arte inaugura un nuovo progetto espositivo, dedicato alle opere di uno dei più interessanti interpreti della scultura ceramica contemporanea (sino all’11 Luglio, aperta da martedì alla domenica 10,30 – 12,30; 16,00 – 19,30; ingresso libero; catalogo in galleria).

Una riflessione sull’esperienza plastica di Giorgio Laveri, che si sviluppa in un percorso di circa venti opere, tutti pezzi unici, ordinata da Riccardo Zelatore e corredata da un catalogo edito per l’occasione. Durante la mostra sarà proiettata una video intervista a Giorgio Laveri effettuata da Alessandra Giacardi con il supporto di Massimo Ferrando, anche autore di alcune fotografie riprodotte in catalogo.

Giorgio Laveri, ceramista ludico e irriverente, dissacratore dell’estetica plastificata, da qualche tempo ferma la sua attenzione su oggetti comuni e commerciali appartenenti alla realtà urbana che lo circonda e, attraverso un’operazione di riproduzione ingrandita e impreziosita dal fascino degli smalti ceramici a gran fuoco, fornisce loro una nuova dignità.

L’artista savonese, attraverso una disciplina linguistica rigorosa, complessa e al contempo agevole da decifrare – per una costante relazione con la realtà quotidiana – introduce momenti di attenta partecipazione emozionale. Volumi enfatizzati, ironia, sensualità più o meno trattenuta, istintiva attenzione al gioco come elemento stimolante, sono i fattori che caratterizzano e qualificano l’opera di Laveri. La sua scultura non saggia la via della facile gratificazione o della scandalizzazione forzata, ma appare come bisogno di immersione nella normalità, quale fonte inesauribile di riflessione e interrogazione personale.

Laveri accentua frivolezza e patinatura cromatica per entrare direttamente nella realtà dell’uomo, evitando tuttavia letture trasgressive e denuncia sociale. Nel suo lavoro c’è una sorta di processo di collettivizzazione della citazione portata col sorriso. Attraverso il terreno linguistico della riconoscibilità immediata, anche appiattita nella ripetizione, si sdrammatizza la apparente “monumentalità” dell’opera per perseguire un’immagine simbolica collegialmente accreditata. Laveri utilizza l’incantesimo del gioco come meccanismo mentale che ci conduce ad un ribaltamento del punto di osservazione. La malia sta nell’illusione, nell’apparenza, nella metamorfosi che separa dal quotidiano e nel contempo lo travalica. Questa continua oscillazione consapevole tra l’abbandono del sognare ad occhi aperti e il desiderio di realtà oggettuale, conduce al godimento estetico, proprio del suo lavoro. Si potrebbe dire che l’artista, da grande, decide di fare il bambino. La ceramica e gli smalti esaltano morbidezze e sinuosità, ed aiutano a ricollocare il soggetto in una dimensione ludica. Accorgimento espressivo che permette di mantenere intatto il bagaglio di valori culturali correnti e pregressi, e di solleticare, per esempio, l’enigmaticità dell’antinomia maschile femminile.

L’utilizzo, inoltre, dei metalli nobili, oro e platino, impreziosisce l’estensione dell’opera e tende ad assolutizzarne il significato. Laveri sceglie soggetti tanto comuni da apparire, attraverso la sua reinvenzione linguistica, insoliti. La realtà comune è indagata come deposito culturale che permette di ritrovare memoria, passato e storia di ciascuno di noi. La ripetizione-invenzione o, per citare Marisa Vescovo, la ripetizione differente e il remake iconico, rispondono da un lato alla necessità di fabulazione, dall’altro al bisogno di fissare frammenti di identità. Lo stesso materiale, rappresentato dalla ceramica, corrisponde al progetto creativo di Laveri per essere presente e facilmente recepibile da un bacino culturale sociologicamente allargato. Duttilità, calore, esperienza artigianale e manualità, declinano in maniera determinante la rielaborazione formale del soggetto di volta in volta prescelto.

Nell’opera di Laveri è sempre ben evidente il riferimento al mondo esterno e la sua iconografia è ora racconto autobiografico, ora simbolo, e dunque allusione alle nostre storie personali. Si potrebbe dire: esprime il proprio mentre osserva l’altrui.