di Mary Caridi – Ieri mattina, un folto numero di sostenitori del SI al referundum del 12/13 giugno, che si battono per il mantenimento dell’acqua come bene pubblico e contro la strisciante privatizzazione dell’acqua, hanno percorso le vie cittadine .

Un gruppo di persone che con la loro iniziativa, ha voluto sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza del voto al referendum. Il tentativo del governo di svuotarne il significato, con decreti sul nucleare dell’ultima ora, per  la paura che il disastro del Giappone, faccia accorrere in massa i cittadini alle urne, non può e non deve influire sull’affluenza degli elettori. L’acqua è un bene primario e nessun privato deve poter disporre di un bene essenziale che deve essere pubblico. Chi sostiene che si tratterebbe solo di fare cassa, poichè lo stato non può sostenere le spese di ammodernamento delle condotte idriche e che sia conveniente cedere ai privati, dimentica che le nostre bollette solo salatissime, che contengono voci di spesa per l’utente, sia per la manutenzione che, addirittura per la depurazione, che viene pagata anche se molti comuni non hanno un depuratore. Senza se e senza ma, l’urlo dei Si ai referundum per l’acqua pubblica. Nelle strade di Albenga, tanti cittadini hanno percorso , o osservato con attenzione, la lunga marcia pacifica, un cammino che ci ricorda che l’acqua è nostra e non di qualche multinazionale che, per ovvie ragioni di mercato e profitto, ci farebbe pagare a prezzo salato, un bene che è vitale per la nostra stessa esistenza.