di Alfredo Sgarlato – Come i nostri lettori sapranno già, il regista Adriano Sforzi, che ha vissuto gran parte della sua vita ad Albenga prima di intraprendere la carriera cinematografica, ha vinto il David di Donatello (l’equivalente italiano dell’Oscar) per il miglior cortometraggio. Il suo film “Jody delle giostre”, opera terza di Adriano dopo altri due corti di contenuto sociale, che racconta in maniera sospesa tra il realismo e la favola l’amicizia tra due ragazzini, è stato presentato sabato sera presso l’auditorium San Carlo. La serata, ideata dal presidente della Palazzo Oddo srl Alessandro Chirivì, è stata più una festa che una premiazione ufficiale e il regista ha risposto alle domande del pubblico ed a quelle di chi scrive, presente come esperto di cinema.

Si dice che la prima qualità che deve avere un regista sia quella di saper raccontare le sue storie, per incantare i produttori (pare che Fellini e Rossellini fossero insuperabili in questo). Bene, Adriano Sforzi ha narrato come raccontare storie, non importa se vere o inventate, fosse una delle sue passioni sin da piccolo. L’altra passione era il calcio e la San Filippo in particolare, e Adriano ci ha raccontato di quando sognava il giorno in cui si sarebbe allenato alla sera, coi “grandi”. Poi il giorno fondamentale in cui scappò dalle giostre di famiglia per andare a vedere un film di Sergio Leone, prendendosi gli scappellotti del padre ma dopo aver capito cosa voleva fare da grande.

Sul piano professionale ci ha raccontato l’incontro con i suoi due maestri. Per primo Ermanno Olmi che gli ha insegnato l’umiltà sul lavoro, come si dirigono i non professionisti e l’importanza dello sguardo sulla realtà. Da Guido Chiesa, di cui è stato assistente per “Lavorare con lentezza” film di culto per me e per i frequentatori del Giovedì dell’Ambra (tra cui c’era anche Adriano prima di spiccare il volo), ha imparato l’importanza di avere una visione personale delle cose e quella del credere fino in fondo nelle proprie idee.

Quindi ha parlato di come ha fatto trecento provini per trovare il giovane protagonista, per poi avere quello giusto in Jordan Manfredini, un cugino, anche lui presente in sala. Oltre a molti aneddoti condivisi con gli amici ha anticipato la trama del prossimo film, finalmente un lungometraggio: si intitolerà “Il clown e il giocoliere” e racconta le storia di un suo antenato che fu un grandissimo giocoliere e acrobata, girò il mondo e venne chiamato dal Circo Barnum. Speriamo di vederlo al più presto in anteprima ad Albenga.