di Sandra Berriolo – Sto seguendo l’esito dei referendum. Lascio da parte i commenti ai risultati per fare altre considerazioni. Son passati 17 anni da quando Berlusconi è sceso in campo. Da quel momento l’Italia è rimasta imbambolata facendosi guidare. Ogni tanto mugugnava un po’ ma poi faceva quello che voleva lui, anche perché quello che muoveva i soldi era lui (ovviamente non solo lui). Pensateci, è come quando sei bambino. Puoi pure provare a ribellarti, magari un giorno dici “me ne vado di casa” ma dato che hai solo 3 anni dopo venti minuti torni spaesato e spaventato, ma felice di avere una cameretta in cui guardare la televisione.

Poi cresci e cominci a capire dei meccanismi sociali. Le liti coi compagni di classe ma la necessità di dover stare tutti nella stessa aula, le prime simpatie che però evaporano nel giro di un trimestre. Silvio è un po’ come i genitori: ti dovrebbero spiegare come meglio fare per te ma spesso ti dicono solo quello che conviene a loro, in quel momento della loro vita. Ti parlano del tuo futuro e tu ti fidi: ci sono loro, cosa mai mi potrà succedere? Poi cresci ancora e capisci ancora di più, ti rapporti sempre più consapevolmente con gli altri, ma sei sempre costretto ad abitare coi genitori perché ci mettono la casa e i soldi per il tuo mantenimento.

Poi arriva l’adolescenza e non ne puoi più. Li odi tutti, anche quelli che stanno dalla tua parte come i nonni. Ormai hai 15-17 anni, sei quasi maggiorenne; tra un po’ potrai liberarti di loro ed essere indipendente. Ecco, questo è successo agli italiani. Il loro tempo di reazione è stato quello di un ragazzo che va verso la maturità. Speriamo che sappiano che la maturità non è avere 18 anni all’anagrafe, ma la responsabilità del proprio ragionamento, a costo di sbagliare. Che la vittoria non è aver raggiunto i 18 anni ma farli fruttare.

* La Nonna del Corsaro Nero: la rubrica Corsara di Sandra Berriolo