Al via ad Albenga il progetto fotografico internazionale "Lo sguardo dell'altro”

Ideato e promosso dal gruppo YEPP ingauno, prende il via ad Albenga il progetto internazionale sull’immagine che avrà per filo conduttore “Lo sguardo dell’altro: fragilità e vergogna”. La sua prima fase sarà composta dal Corso base di fotografia e metodologie teorico-pratiche legate al linguaggio fotografico.

«Tra gli strumenti di comunicazione, la fotografia risulta essere uno tra i più diretti e vicini al linguaggio dei giovani, permette infatti di dire senza giri di parole, toccando immediatamente significati di grande profondità», spiegano gli ideatori del progetto: «L’apparente semplicità di tale dinamica comunicativa, basata sul gesto estemporaneo del “click”, nasconde però due concrete difficoltà da parte di chi fotografa: l’una legata alla scelta delle “parole” da utilizzare per “dire” attraverso le immagini, l’altra legata alla loro organizzazione ai fini narrativi. Nei dodici incontri che compongono il nostro percorso, insegneremo come superare questi ostacoli approfondendo il significato del termine fotografia (scrittura con la luce)».

Il corso – numero chiuso con richiesta di una quota di iscrizione simbolica di 20 euro – si svolgerà presso la sede dell’associazione Vecchia Albenga, tutti i giovedì e venerdì dalle 18.30 alle 2030 dal 23 giugno al 29 luglio 2011. Le lezioni saranno tenute dal fotografo e formatore professionale Massimo Vota e da Stefano Raimondi, poeta e autore di diversi testi tra immagine e scrittura.

Al termine dei 12 incontri, i ragazzi che vorranno partecipare, potranno passare alla seconda fase del progetto, ovvero la realizzazione di un reportage fotografico che a settembre culminerà in un workshop totalmente gratuito a cui parteciperanno due altri gruppi di ragazzi provenienti dalla Bosnia e dalla Polonia. 1-2 partecipanti di età compresa tra i 18 e i 30 anni che durante il corso verranno giudicati più meritevoli, potranno partecipare ad agosto allo  scambio interculturale che si svolgerà a Tuzla in Bosnia e a Varsavia in Polonia in qualità di portavoce del progetto. 

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IL PROGETTO NEI DETTAGLI – Tra gli strumenti di comunicazione, la fotografia risulta essere uno tra i più diretti e vicini al linguaggio dei giovani, permette infatti di dire senza giri di parole, toccando immediatamente significati di grande profondità. L’apparente semplicità di tale dinamica comunicativa, basata sul gesto estemporaneo del “click”, nasconde però due concrete difficoltà da parte di chi fotografa: l’una legata alla scelta delle “parole” da utilizzare per “dire” attraverso le immagini, l’altra legata alla loro organizzazione ai fini narrativi.

PRIMA FASE – Il corso di fotografia e di linguaggio fotografico. La prima parte del progetto mira ad approfondire il significato del termine fotografia (scrittura con la luce), attraverso elementi di educazione all’immagine e metodologie teorico/pratiche legate al linguaggio fotografico. Il corso sarà tenuto dal fotografo e formatore Massimo Vota e Stefano Raimondi, poeta ed autore di diversi testi tra immagine e scrittura.

SECONDA FASE – lo scambio internazionale in Polonia e Bosnia ed il Workshop ad Albenga: La fotografia generalmente si usa per mostrare agli altri qualcosa che si desidera condividere. La seconda fase del progetto stravolge questo concetto legato alla consuetudine, puntare gli occhi non su quello che di solito si guarda, ma su qualcos’altro, su quello che solitamente si sarebbe ben lungi dal mostrare e che per senso comune andrebbe nascosto: la fragilità e la vergogna. Gli argomenti trattati hanno lo scopo di approfondire il disagio tante volte nascosto all’interno dell’animo dei ragazzi o che anche più palesemente fa parte della società in cui vivono. La fotografia quale sfogo e denuncia di un malessere.

OBIETTIVI SPECIFICI – Prima fase: dare ai ragazzi elementi di educazione all’immagine e metodologie teorico/pratiche legate al linguaggio fotografico. Seconda fase: la fotografia si utilizza generalmente per mostrare agli altri qualcosa che si vuole far vedere, all’interno di questo progetto la fotografia è utilizzata per fare vedere ciò che, per senso comune, andrebbe nascosto: la fragilità propria o delle cose che ci circondano. La fragilità di uno sguardo, di un corpo, di un oggetto; la vergogna, la società attuale non riesce più a provare vergogna. Tutto quello che fa o produce viene giustificato e inglobato in un pensiero comune appiattito di ogni valore.

Con “Lo sguardo dell’altro” si vuole aiutare i ragazzi a far emergere dal loro intimo questi sentimenti trasformando la fragilità e la vergogna in forza e desiderio di cambiare ciò che li circonda; saranno essi stessi infatti ad insegnare ad altri ragazzi quello che hanno imparato nella prima fase per poi poter realizzare tutti assieme un reportage che inglobi i temi che abbiamo appena citato e nello specifico: 1 o 2 (a seconda del budget finale) i ragazzi che nel corso della prima fase si sono dimostrati più meritevoli, parteciperanno alla seconda fase dove dovranno realizzare un reportage fotografico sul territorio di Albenga con tema “la fragilità e la vergogna”.

Accompagnati da un responsabile, andranno poi per tre giorni a Tuzla in Bosnia e a Varsavia in Polonia per mostrare ad altri ragazzi ciò che loro stessi hanno imparato nel corso (prima fase) e per il lustrare loro le basi del progetto “Lo sguardo dell’altro”. A seguito di tale trasferimento di conoscenza, i ragazzi italiani, bosniaci e polacchi potranno realizzare nelle loro zone d’appartenenza, il reportage fotografico.

Realizzati i reportage (un mese dopo circa), si svolgerà ad Albenga un work-shop di 3 giorni nel quale si lavorerà al materiale fotografico prodotto. Si farà una cernita delle migliori fotografie scattate e poi tutti assieme, i ragazzi italiani, bosniaci e polacchi cercheranno di costruire una storia comune con le immagini scattate, capace di portare alla luce in maniera omogenea “la fragilità e la vergogna” in esse celate. Questa storia si trasformerà in filmato e le foto migliori scattate faranno da cornice alla sua proiezione con il risultato di un vero e proprio allestimento.

Il primo giorno di lavoro, sotto la direzione di un docente, si analizzeranno tutte le fotografie scattate e a seguito di un’attenta analisi, si procederà una selezione delle immagini più rappresentative. Con queste si realizzerà un unico racconto fotografico che il giorno successivo si modellerà fino a farlo diventare un filmato; il terzo giorno si avrà la presentazione al pubblico del lavoro svolto.

I temi “fragilità e vergogna” intendono palesarsi come ritratto forte di una realtà secondaria; così anche la proiezione delle fotografie intende essere d’impatto e arrivare al cuore dei presenti. La proiezione sarà preceduta da una presentazione del progetto e dei suoi significati. Per rendere più tangibile tutto il lavoro svolto, le migliori fotografie del filmato verranno stampate e supporteranno la proiezione, diventando una vera e propria mostra fotografica assestante. La stessa mostra e il filmato poi verranno successivamente inviate in Bosnia e Polonia e ovunque venga richiesta trasformandosi in mostra itinerante.

“Lo sguardo dell’altro” mira ad essere un work-in-progress, ovvero non vuole terminare qui, ma desidera ampliare il suo spettro di ricerca nel maggior numero di paesi possibili, per aggiungere più e più immagini al quadro generale di ricerca, in paesi con realtà sociali e culturali anche molto diverse da loro, diventando quasi una cartina tornasole dei bisogni e delle paure dei ragazzi a livello il più globale possibile, il che significherebbe che lo stesso filmato diventerebbe via via più lungo, fino a tramutarsi in un vero e proprio film, accompagnato non più da una sparuta mostra fotografica ma da decine e decine di immagini.