di Guglielmo Olivero – Cresciuto con un’educazione di sinistra (pure radicale) ero convinto che l’Italia peggiore fosse quella dei piduisti, degli stragisti, dei mafiosi, di quelli che hanno messo il tritolo a Capaci per far saltare in aria Falcone o di quelli che, tanto per regalarsi un’emozione in pieno agosto, hanno pensato bene di mettere una bomba nella stazione di Bologna. Pensavo che l’Italia peggiore fosse quella delle imprese che lasciano crepare i lavoratori nelle aziende piene d’amianto, dei piccoli imprenditori che non tutelano coloro che lavorano nelle impalcature, dei contadini che sfruttano i poveri negri nei campi. Pensavo che l’Italia peggiore fosse quella di proprietari di panfili che dichiarano al fisco un reddito minore di quello di un pensionato. Che illuso, che brutta questa concezione di sinistra, comunistoide.
Meno male che ci ha pensato il piccolo Brunetta ad aprirmi gli occhi: l’Italia peggiore è quella che lavora, quella dei precari che faticano come muli per portare a casa mille euro al mese, per sperare un giorno di costruirsi una famiglia, di pagarsi un mutuo.
È questa l’Italia peggiore e io, come tanti, ne faccio parte. Brunetta, piccolo piccolo, non ha mai avuto questi problemi: ha saltato il militare per l’altezza (meno di un metro si era riformati per legge), ha goduto di appoggi di uomini più arroganti di lui (tra l’altro il più famoso alto come lui). Non ha mai lavorato. L’unica offerta, dice una leggenda metropolitana, è arrivata tempo fa da un circo americano al quale serviva un uomo cannone, basso di statura. Lo contattarono ma poi si accorsero che era troppo piccolo anche per questo. E così fecero a meno di lui. Tanto il piccolo Brunetta non avrebbe mai accettato un lavoro precario. Mai avrebbe voluto far parte dell’Italia peggiore.
* Rubrica Corsara di Guglielmo Olivero
Condivido la tua disamina al 100×100,purtroppo abbiamo a che fare con persona che odia con tutto il cuore tutti gli adulti più alti di 130 cm.