Musica emergente, Flower Flesh: “Duck in a box”

di Alfredo Sgarlato – Giovedì 21 sera suoneranno a Ceriale, come spalla al grande Vittorio De Scalzi, due interessanti realtà musicali della zona, Davide Geddo e Flower Flesh. Ne approfittiamo per recensire i loro dischi, cominciando dai secondi, meno noti rispetto a Davide. I Flower Flesh sono un gruppo della zona Albenga- Finale, composto da Daniel Elvstrom, voce, MetalMark, chitarra, Mr. Apple, tastiere, Ivan Kribbio, basso e Bea (diminutivo di Andrea, non fatevi strane idee… alle batteria). La loro musica si ispira soprattutto al filone più melodico del progressive rock, Genesis e Marillion per intenderci, ma appaiono anche influenze della new wave romantica (Japan, Simple Minds), dei Doors e molto altro.

I brani sono lunghi e articolati, a parte l’iniziale Falling in another dimension, la più rockettara, con cantato epico e la chitarra che duetta coi sibili dei sintetizzatori. Brani come The gladness after my sadness o Scream and die ispirata dal racconto di un ragazzo afgano sono lunghe e ricche di cambi di ritmo e di atmosfera com’è tipico del genere prog. Metal Mark a dispetto del soprannome è un chitarrista raffinato e i suoi assoli sono di gran gusto. It will be the end ha un introduzione orientaleggiante di tastiere e poi diventa rock e funkeggiante. The race of my life inizia con tastiere lunari e batteria tribale che entusiasmeranno i nostalgici degli anni’80, per poi evolversi in cambi di ritmo e di melodia, anche con un passaggio jazzato, dove la sezione ritmica mostra il proprio talento. I testi alternano l’inglese e l’italiano. L’ottima produzione è di Alessandro Mazzitelli. Se dopo aver letto questa recensione non correrete a vederli siete proprio… fatti di pietra.

Contatti Flower Flesh: www.myspace.com/flowerflesh – flowerflesh@mulinodegliartisti.eu