Un romantico a Milano: Giorgio Scerbanenco

di Alfredo Sgarlato – Anni fa la letteratura di genere, giallo e fantascienza soprattutto, era considerata robaccia, figuriamoci poi se l’autore era italiano. Per fortuna in casa mia non esistevano questi pregiudizi e nell’immensa libreria si trovava di tutto. Tra i libri che ragazzino leggevo di nascosto sperando che fossero delle sporcaccionate (quando poi mi capitava tra le mani un capolavoro, per esempio “Lolita”, non sapevo se essere deluso o entusiasta), c’erano quelli del più grande scrittore italiano di gialli, Giorgio Scerbanenco. Italiano d’adozione, poiché nacque a Kiev cento anni fa (precisamente il 27/8/1911) come Vladimir Tcherbanenko, da famiglia nobile che fuggì dalla rivoluzione e si trasferì a Milano.

Dopo aver fatto l’operaio, il guidatore di ambulanze e il redattore di riviste, curando anche la posta del cuore, Scerbanenco si votò alla scrittura, dedicandosi per mestiere a molti generi, soprattutto romanzi rosa, fantascienza, addirittura western. Inizialmente scriveva per campare e lo faceva con stile piuttosto barocco e stucchevole. Divenne vero autore cimentandosi col noir, specialmente quando inventa il personaggio di Duca Lamberti, medico espulso dall’Ordine per aver praticato aborti, che si improvvisa detective per aiutare amici coinvolti in misteri Nascono così gioielli come “Venere privata” o “I milanesi ammazzano al sabato” (che titolo fantastico!), dove Scerbanenco, finalmente padrone di uno stile secco e personale, descrive un mondo nascosto di perversioni, vendette, persone disperate, che non ha nulla da invidiare a quelli di Chandler o Simenon. Ovviamente sul piano della riuscita artistica, perché quelle che il milanese racconta, parimenti al californiano e al belga, sono personaggi disturbati o infelici, su tutti Donatella, la ragazza bellissima e ritardata di “I milanesi…” e il suo metodico e avvilito padre.

Come spesso avviene agli scrittori di genere la grandezza di Scerbanenco fu riconosciuta postuma, grazie anche ai film che Fernando De Leo trasse dai suoi racconti, tra cui “Milano calibro 9”: morì relativamente giovane, il 27/10/ 1969, perdendosi quindi l’escalation di violenza e corruzione che la sua Milano ebbe negli anni successivi, quando la realtà superò la sua pur fervida fantasia.

* il trend dei desideri: la rubrica Corsara di Alfredo Sgarlato