Finale: corti d’autore all’Overlook Film Festival 2011 (II)

di Ambra Parodi – (Finale Ligure, 27 /28 Agosto). Seconda grande serata per l’Overlook Film Festival, rassegna cinematografica di Finale Ligure che sta riscuotendo un buon successo di pubblico, e che ieri ha proposto una serie di opere maggiormente impegnative per tematica e tono: storie crude, amare, malinconiche e rabbiose, apprezzate dalle persone presenti in platea per l’efficacia espressiva e per la volontà – non mascherata – di raccontare alcune difficili verità, molto attuali e che spesso si fatica a digerire.

Il festival nella serata di ieri ha coinvolto il proprio pubblico spingendolo a interrogarsi su ciò che stava osservando, attivando meccanismi interpretativi, creando insomma una vera “frattura”. La prima parte è stata dedicata alla sezione “L’arte della fuga”, film che mettono in scena la reazione più comune e frequente dell’uomo di fronte a un problema e che quindi analizzano quell’ emozione forte, capace di creare stordimento : la paura. Si scappa per timore degli altri, come di noi stessi, e poi , la maggior parte delle volte, ci si arrende, atteggiamento che può essere simbolo di fragilità come di coraggio.

In LA COLPA di Francesco Prisco, un avvocato caparbio, interpretato da Gianmarco Tognazzi, si confronta con i propri pregiudizi, che poco prima affermava di non avere, perché finché si è spettatori di una vicenda – in questo caso un’ ingiustizia sociale – è facile predicare, mostrarsi forti, ma quando poi la distanza si annulla e si è immersi nella situazione, la paura vince, si fraintende e l’arroganza viene meno. In IL CANE, invece, il protagonista, sul punto di suicidarsi, scappa dalle proprie angosce, simboleggiate da un doberman nero che lo insegue senza sosta. Questo film mostra il paradosso di un uomo intento a togliersi la vita ma che istintivamente fugge da ciò che potrebbe procurargli la morte: una corsa affannata dalla luce verso il buio – di un cimitero – dove finalmente trova il silenzio che credeva di volere disperatamente.

Anche i protagonisti di LAST TRAIN e NADIe TIENE LA CULPA, il primo della polacca Weronika Tofilska e il secondo dello spagnolo Esteban Crespo, raccontano di due uomini che non comprendono la preziosità di ciò che hanno fino a che non lo perdono, la ricerca continua di un’evasione dalla realtà tra ricordi e il desiderio di dimensioni parallele. Si parla della crisi della coppia, che sottende però una crisi di identità e un’ insoddisfazione personale, in modo diametralmente opposto: quello spagnolo propone il confronto, un dialogo serrato, un agone verbale che porta al contraddittorio e che lascia, come sul volto della protagonista, un sorriso amaro, più simile a un ghigno. Quello polacco, invece, esprime il disagio con lunghi silenzi, parole sussurrate e il desiderio di un contatto fisico che però affievolisce inquadratura dopo inquadratura, immagini statiche che intrappolano il protagonista nella sua stessa malinconia e solitudine. Infine c’è SUDD, un cortometraggio di contaminazione, a metà tra finzione e animazione, dal gusto espressionista. Una giovane donna che tenta disperatamente di salvare se stessa e gli altri da una sostanza “erosiva” che contagia tutto e tutti, e che trova come unica soluzione possibile il sacrificio.

La seconda parte della serata, si è concentrata invece sulla sezione “Grandi Speranze”, film che raccontano le vicende di persone decise ad affrontare i problemi, a combatterli – a modo proprio- ma che purtroppo ne escono sconfitti. I protagonisti soccombono alla guerra, alla discriminazione razziale, al precariato, come in SALVATORE, di Bruno e Fabrizio Urso, e a traumi psichici , come in LINEA NIGRA, di Anna Gigante. La speranza è riposta nella gente che guarda questi film, con il desiderio che storie come quelle narrate non diventino realtà o non lo siano più.

Infatti la vicenda del rifugiato sudanese Aamir Ageeb di JOURNEY OF NO RETURN è ispirato a una storia vera. Un uomo viene ingiustamente espatriato dalla Germania e brutalizzato dalla polizia: un racconto che riprende lo stile documentaristico e mostra al contempo il dolore e l’ottusità mista a indifferenza delle persone. Il corto d’animazione DAISY CUTTER permette di vivere la tragedia della guerra attraverso gli occhi di una bambina che raccoglie margherite. La poesia dell’immagine di un’innocente che raccoglie i fiori viene meno però quando si precisa l’ennesimo paradosso: Daisy cutter non è altro che il nome reale di una bomba, la stessa che ha tolto la vita alla bimba. La guerra è presente anche in IO SONO QUI, di Mario Piredda: c’è chi decide di arruolarsi, proprio come Giovanni Asara, lasciare un paesaggio paradisiaco e tranquillo come la Sardegna per una giusta causa, per fare la differenza, ma a volte il destino è beffardo e non lascia la possibilità di portare a termine la propria missione.

Altri corti ancora verranno mostrati questa sera, sempre alle 21 in Piazza Buraggi a Finale, per la serata conclusiva del Festival. Seguirà la premiazione delle opere da parte dei membri della giuria, composta quest’anno da Sergio Schenone, regista di MAX, corto vincitore della scorsa edizione, da Elio Ferraris, presidente del Circolo degli inquieti, da Teo De Luigi, autore-regista-documentarista romagnolo e ancora eccezionalmente dalla produttrice cinematografica giapponese Yuko Nobe. Overlook vi aspetta.