Finale: corti d’autore all’Overlook Film Festival 2011 (III)

di Ambra Parodi – (Finale Ligure, 28 /29 Agosto). Domenica sera si tenuta la serata conclusiva dell’Overlook Film festival di Finale Ligure, manifestazione cinematografica che con orgoglio può dire di aver raggiunto anche in questa edizione il proprio obiettivo: avvicinare e appassionare il pubblico vacanziero e non al buon cinema, anche (o forse soprattutto) se breve. La partecipazione del pubblico,infatti, è stata numerosa e calorosa, testimoniata dal numero di schede di votazione sopraggiunte per eleggere il miglior corto. Caratteristica importante di questa kermesse è infatti il coinvolgimento diretto delle persone, intese non come semplici spettatori, bensì come validi e appassionati giurati : il pubblico infatti è stato “il 5°giurato del festival” come ha più volte ricordato Nicola Nocella, presentatore della manifestazione, salendo sul palco per decretare i vincitori.

L’ultima serata di Overlook è stata ricca di avvenimenti, non solo per quello che concerne la premiazione. Si è partiti con la proiezione dell’ultima sezione in concorso, la più particolare forse per temi e, soprattutto, per modalità di realizzazione, una sezione che si potrebbe definire ibrida , di frontiera: “Cross”. Le opere mostrate, cinque cortometraggi, hanno in comune i protagonisti. bambini, adolescenti e uomini rimasti bambini e in parte il rapporto con il nucleo familiare. OMERO BELLO DI NONNA, di Marco Chiarini, interpretato da Nicola Nocella (che per questo ruolo si è meritato il Nastro d’argento 2011), racconta l’affetto incondizionato, quello più puro e semplice, tra una nonna e il nipote con evidenti problemi psicologici, un ragazzo che è rimasto bambino. In questo corto, si osserva il mondo attraverso gli occhi di Omero e si entra in un universo popolato di magiche creature, mostri e bestie amichevoli – resi attraverso l’uso di diverse tecniche d’animazione, come lo stop motion. Si rimane colpiti per la tenerezza e la forza di questo personaggio che è disposto a tutto, anche ad affrontare le proprie più grandi paure, vaste quanto un oceano di stoffa blu, pur di soccorrere la persona più cara.

Il rapporto nonno – nipote è proposto anche in PIZZANGRILLO, di Marco Gianfreda, in cui questa volta, però, è il bambino la persona matura e saggia, in grado di far rinascere e rinsavire un uomo, interpretato da un bravissimo Toni Bertorelli, stanco di sé e della propria esistenza. Spesso si dice che per capire meglio e apprezzare il mondo, bisogna guardare le cose da un’altra prospettiva: basta indossare gli occhiali dell’innocenza e della spensieratezza, salire in alto su una giostra e provare nuovamente a volare con la fantasia.

Un altro legame forte, viscerale, analizzato in questa sezione è quello tra fratello e sorella, padre e figli, come nel cortometraggio giapponese Paternal Womb (Grembo paterno) della giovanissima Megumi Tazaki, in concorso al Festival di Cannes di quest’anno. Due fratelli, figli dello stesso padre ma di madre diversa, si incontrano e iniziano un lungo viaggio sulle strade del Giappone in un furgoncino bianco da lavoro, vecchio e rumoroso. E’ un antro, appunto, piccolo ma accogliente in cui i due possono accoccolarsi, conoscersi, confrontarsi sul proprio passato e sulla loro identità. Sbucciano e divorano, il loro legame, come i mandarini, i cui resti lasciano a seccare al sole sul cruscotto del furgoncino.

Rimanendo sempre nell’ambito familiare, si deve parlare così di MATAR A UN NINO, dei fratelli Esteban Alenda. E’ domenica e un bambino felice, circondato dall’affetto dei genitori, sta per morire. E’ la cronaca di una morte annunciata realizzata in bianco e nero e a scatti fotografici: un susseguirsi di istantanee che raccontano momenti felici, scandite dal ticchettio imperante di un orologio a muro, da una calda voce narrante e dal destino. Quando il dramma si è compiuto la vita rinizia il suo corso, fluido, ma doloroso.

Opera a se stante è CROSS, che ha dato il nome alla sezione, di Maryna Vroda, Palma D’oro a Cannes 2011. E’ un continuo incrocio, un passaggio di testimone a livello visivo: un treno che corre sui binari, un gruppo di adolescenti in gita che corre in un parco, una parte si dilegua e da questa parte si stacca poi ancora un solo ragazzino, che corre: prima lo faceva perché veniva costretto, poi lo fa da solo, infine guarda correre un altro e il nostro sguardo non fa altro che seguire il suo passo e correre con lui.

A seguito della proiezione, è avvenuta infine la tanto attesa premiazione con anche qualche piacevole sorpresa, come l’arrivo sul palco del regista Adriano Sforzi, autore di JODY DELLE GIOSTRE, film in concorso nonché vincitore del David di Donatello di quest’anno. Sforzi, insieme al direttore artistico del festival, altro giovane regista, Eros Achiardi, si è intrattenuto a parlare della propria carriera e della sua personale esperienza di vita nel cinema come nel mondo circense, con l’obiettivo di rincuorare i giovani in piazza che vogliono intraprendere la stessa professione, dicendo loro che è possibile e realizzabile.

Successivamente Nicola Nocella ha chiamato sul palco tutti i giurati , che ricordiamo esser stati i registi Sergio Schenone e Teo De Luigi, il Presidente del Circolo degli Inquieti Elio Ferraris e la produttrice giapponese Yuko Nobe. Singolarmente questi hanno proclamato i vincitori di questa sesta edizione del festival, che qui di seguito vi riportiamo insieme alle motivazioni addotte:

– MIGLIOR CORTO INTERNAZIONALE:  Salvatore di Bruno e Fabrizio Urso. Duro, realistico, asciutto.  La fatica di sopravvivere a costo del sacrificio più grande. La scelta finale è della donna e diventa l’emblema di uno spaccato contemporaneo inaccettabile. Un’opera autentica nella sua composta disperazione.

– GRAN PREMIO DELLA GIURIA: They Say di Alauda Ruiz De Azua (Spagna). Il microcosmo di una scuola americana racchiude i temi universali dell’adolescenza e dell’emarginazione.  Una storia raccontata con una tale sensibilità ed efficacia da rendere ogni inquadratura sorprendente e densa di emozioni. Una regia eccellente e una sceneggiatura di alto livello rendono They Say un’opera complessa e adulta.

– MENZIONE SPECIALE PER IL SOGGETTO: Journey of  no return di Güclü Yaman (Germania/Turchia). Una storia vera di sconvolgente  ingiustizia e di orribili abusi. Lo stile neutro e apparentemente distaccato valorizzano un soggetto quasi insostenibile per il suo impatto emotivo.

– MENZIONE SPECIALE  PER IL LINGUAGGIO CINEMATOGRAFICO: Matar a un nino di Cesar e Josè Esteban Alenda (Spagna). Una falsa pista e una costruzione rigorosa per una narrazione vicina alle sperimentazioni della video arte.

– MENZIONE  SPECIALE PER LA FOTOGRAFIA: Last Train di Weronika Tofilska (Polonia). Una  fotografia pittorica che cristallizza paesaggi e ambienti in un’atmosfera fuori dal tempo.

– MENZIONE SPECIALE PER L’INTERPRETAZIONE DEI BAMBINI: Pizzangrillo di Marco Gianfreda. L’interpretazione dei tre bambini, grazie a una sapiente direzione, risulta spontanea e intensa con momenti di grande ironia.

– PREMIO DEL PUBBLICO: La colpa di Francesco Prisco.

Il Festival Overlook tornerà la prossima estate, come promesso e garantito dall’Assessore alla cultura Nicola Viassolo, e lo farà provando a indagare una tematica che vada oltre il dolore e la FRATTURA: parlerà di RISVEGLI. Overlook quindi vi aspetta ancora il prossimo anno…

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