di Guglielmo Olivero – Adesso che il Giro di Padania è transitato, con le conseguenze che sappiamo, sulle nostre strade, sarebbe meglio tornare a quanto qui si espose una volta messa in calendario questa manifestazione. In quella circostanza si sottolinearono alcuni punti cardine con al centro che lo sport, per quanto possibile, non fosse mischiato con la politica. Se il Giro della Padania si fosse chiamato Giro del Nord o Giro del Nord-Ovest non sarebbe capitato nulla ed anzi si sarebbe sottolineato come una corsa, vicino ad un movimento politico, poteva essere ben organizzata.

Voler chiamare la corsa Giro di Padania (territorio inesistente a livello pratico e quindi non si possono fare paragoni con la Catalogna o il Romandia) è stato un errore, purtroppo avvalato dallo sciaugurato (ed ex indagato) presidente della Fci, Renato Di Rocco. Anche il comitato ligure e quello savonese, con in primis il presidente Piero Zangani ha le sue colpe e meglio sarebbe stato da parte loro una presa di posizione.  Poi, come sappiamo, tante corse sono legate ad una corrente politica: Bomboni,  dirigente dell’Unità, da anni organizza il Giro delle Regioni per dilettanti ma mai si sarebbe sognato di chiamarlo il Giro delle Regioni Rosse, anche se da queste parte ed arriva con tanta pubblicità sul traguardo che nessuno ha mai contestato.

La frittata ormai è fatta e spiace che ci siano andati di mezzo i corridori che però, porca miseria, potevano risparmiarsi frasi come “Noi siamo qui per correre e basta”: e diavolo, esprimetela un’opinone come: “Si, sono contento che la Lega organizzi una corsa” oppure “Avrei preferito non correrla per non essere strumentalizzato”. Dai, corridori, siete uomini e non soltanto atleti: potete dire la vostra, come si fa qui. Riassumendo, la Lega continui ad organizzare la sua corsa e cambi soltanto il nome e al presidente Di Rocco si chieda che non si possono dare sostegno a corse che contrastano con l’unità nazionale. Ma Di Rocco sarebbe meglio si dimettesse dall’incarico per altre ragioni, e non soltanto queste, tutto sommato secondarie. Se lo facesse sarebbe un bel gesto per il ciclismo, per chi vuole uno sport pulito e per i pentiti di mafia che spesso lo hanno nominato nei loro verbali.