di Sandra Berriolo – Fino al 29 ottobre presso il Museo del frantoio Sommariva ad Albenga potete vedere una mostra che si “mimetizza” nello spazio espositivo. Tra gli attrezzi del frantoio e quelli del lavoro di campagna raccolti negli anni dalla famiglia Sommariva, tra i vecchi mattoni e i vetusti legni dell’architettura di un tempo che fu, spuntano le immagini del lavoro dei campi nell’entroterra ingauno.

Durante le due inaugurazioni (una è stata l’anteprima ad invito, come nelle grandi mostre, come nelle grandi città) il riservato fotografo di Balestrino trapiantato – tanto per rimanere in tema – nelle ingaune terre ha ascoltato quasi in imbarazzo tutti i complimenti che gli venivano fatti dagli intervenuti. Un parterre di colleghi, quali Flavio Furlani e Paolo Tavaroli ad esempio, ma anche di appassionati non professionisti ha ammirato l’efficacia delle immagini. Tavaroli ha descritto le foto come “schiette, dirette” ma tecnicamente ineccepibili, Gino Rapa ne ha evidenziato l’aspetto umano.

Molte sono infatti le foto con le persone che lavorano o anche solo le mani che accolgono i frutti della terra. E Rosso stesso ammette che prima di fare una foto, molti sono i minuti trascorsi a chiacchierare coi contadini. È il suo – il nostro – mondo e lo ripropone così com’è. Persino una vigna abbandonata o una casupola diroccata sono per lui un modo di raccontare la nostra Liguria. Quella Liguria che da anni ormai fotografa dall’aereo (una sezione della mostra è dedicata proprio alle foto aeree) ma che ha voluto scendere a vedere nei particolari, scarni, tristi a volte, o speranzosi come dei bei pomodori o un campo di peperoncini.

Dice che a volte è difficile fotografare la Liguria, perché non ha quegli ampi spazi ordinati come la Toscana. Ma forse è bella proprio per questo.