di Guglielmo Olivero – Chi è appassionato di calcio sa che una partita, grazie agli strumenti offerti dalla tecnologia, è vivisezionata in ogni fotogramma, in ogni azione. Le telecamere poste in ogni punto cruciale consentono allo spettatore di sapere, ad esempio, se un fallo è stato commesso fuori o dentro l’area di rigore o se un pallone è entrato completamente in rete. Eppure, nonostante questo e per conservare il fascino del gioco, le tecnologie non invadono la sfera dell’arbitro, giudice supremo, nel bene  e nel male. Un direttore di gara supera la prova quando non commette errori confermando le valutazioni tecnologiche.

Perchè questo paragone? Semplice, fior di investigatori hanno assicurato colpevoli alla giustizia grazie alla loro bravura, alla loro tenacia, alla loro professionalità. Non si sono mai fatti aiutare da strumenti come quello delle intercettazioni, costoso e offensivo della privacy di ciascuno di noi. Chi scrive, e lo sapete benissimo, non ha mai condiviso e mai condividerà la politica del Premier. E lo continuerà a fare. Però ci sono temi, come questo delle intercettazioni, che superano i confini, che riguardano tutti noi. Insomma è brutto quando sei al telefono con una persona e devi tenerti stretta una frase perché hai paura, per qualsiasi motivo, di essere intercettato. Hai paura di parlare male di un collega, di esporre una situazione finanziaria, di fare un semplice pettegolezzo perchè qualcuno ti ascolta.

È odioso, semplicemente odioso e non mi importa di sentire il ritornello che le intercettazioni sono servite a qualcosa. I grandi investigatori ne hanno sempre fatto a meno. E sono sicuro che ne fanno a meno anche oggi.  Dedicando meno tempo a spiare gli affari degli altri, si concentrano a risolvere i problemi ed assicurare i colpevoli alla giustizia.

* Willipedia, rubrica Corsara di Guglielmo Olivero