CITTADINO DEL MONDO

di Guglielmo Olivero – Avendo poco (o nessuna) confidenza con la religione, assisto sbigottito ai massacri e alle follie alle quali porta il credere, qualunque sia la fede. Sono invece catturato dalla bellezza del mondo, dalle sue infinite razze, dalle mille culture. Mi definisco, come tante altre persone, un cittadino del mondo dove non esistono frontiere e confini e dove tutti viviamo in una terra nella quale ci è concesso di soggiornare, per un brevissimo spazio di tempo (ottant’anni sono un centesimo di secondo nel cosmo).

Trovo perciò fuori dal tempo le esternazioni che ancora oggi ho sentito sul fatto che uno straniero che nasca in Italia non possa avere la nostra cittadinanza. Un problema che ieri il nostro saggio Presidente della Repubblica ha sollevato con passione e con urgenza e sul quale, come accade, si sono riversati i consueti epiteti razzisti in salsa verde. Non vedo dove sia il problema: in un mondo evoluto, dove grazie ai mezzi della tecnologia, siamo in contatto con tutti i Paesi, questi concetti di ristretezza non hanno senso, fermo restando il principio che chi delinque o si comporta fuori dal rispetto della legge è perseguibiile, qualunque sia il suo colore.

Abbiamo la fortuna di vivere in un mondo dove le diverse razze si mischiano, si conoscono e, a volte, si amano e procreano. Ma questo principio che porta a un mondo di larghe vedute non può essere recepito da chi ha un cervello ristretto.

* Willypedia, rubrica Corsara di Guglielmo Olivero

3 Commenti

  1. ….sono d’accordo…..come sono convinto anche che l’integrazione multietnica/razziale è oramai un dato di fatto….non prenderne atto è una follia…e serve solo come alibi per pochi….io sono razzista solo con i delinquenti…i disonesti…ecc….qualunque colore sia la loro pelle….

  2. Perfettamente d’accordo sul fatto che non si debba andare fuori dai propri confini per civilizzare il mondo. Peccato che la Chiesa Cattolica ad esempio se ne sia dimenticata per molti secoli, trovando poi americani e sovietici degni eredi nel dopoguerra.

  3. Gentile Dottor Olivero, credo che prima di diventare cittadini del mondo, dobbiamo saper dialogare pacificamente con i nostri vicini di casa, rispettando le idee e i gusti, finquando ovviamente, non creano danni. La distanza non è soltanto quella fisica: ci sono differenze culturali, di ideali e di valori. Se facciamo tre ore di viaggio aereo e andiamo in vacanza con l’idea di civilizzare gli altri e di imporre la nostra cultura, beh, forse è meglio che rimaniamo a casa!

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