Suonare musica d'autore in provincia: ad Albenga opinioni a confronto

Si è tenuto sabato presso Palazzo Scotto Nicolari l’incontro “Suonare musica d’autore in provincia” ideato da Albenga Corsara e Associazione culturale Zoo, a cui hanno partecipato molti relatori presenti sia in veste di musicisti sia di organizzatori di eventi: Lorenzo Peruzzo, Davide Geddo, Gian Piero Lo Bello, Maurizio Natoli, Alberto Sgarlato, Roberto Lucido. A rappresentare le istituzioni il consigliere con delega alla Cultura Bruno Robello de Filippis.

Peruzzo rappresenta l’ARCI Brixton, uno dei pochi locali che aveva fatto la scelta di ospitare solo musicisti che eseguono brani originali, scelta che sul piano commerciale si rivela difficile. Con la chiusura del Brixton, ricorda Lorenzo, che appare pessimista su una riapertura almeno a breve termine, rimane solo l’Italo Calvino di Loano come riferimento per le nuove proposte musicali. Lo Bello nota come “autore”, “autorevole” e “autentico” siano parole con una stessa radice: è l’autenticità che va ricerca nei musicisti e non bisogna baloccarsi con inutili divisioni in generi. Lobello fa poi notare come la poca attenzione per la musica si incontri in Liguria, con un certo provincialismo, per cui non si riconosce la possibilità turistica che avrebbe il sostegno alla musica.

Geddo invece vorrebbe che la Liguria fosse più provinciale, nel senso positivo del termine: negozi e radio locali ignorano la musica composta da autori del posto, che invece dovrebbe essere incentivata. In Romagna, dice Davide, la terra delle discoteche, credono che la Liguria sia il paradiso dei cantautori, mentre invece non è così. Inoltre fa notare Geddo, che ha poi eseguito una sua canzone, che la musica non è rumore e quindi le leggi che regolano l’emissione di decibel dovrebbero essere modificate e i cittadini essere più tolleranti con chi fa musica.

Robello da parte sua non assolve le istituzioni, anzi fa notare con onestà come la cultura in fatto di fondi sia l’ultima ruota del carro e che le amministrazioni locali, di ogni colore, non sanno valorizzare le persone più capaci. Natoli, pur concordando coi relatori precedenti, ci ricorda che è sempre il pubblico a decidere, e il pubblico è troppo spesso corrotto da mala tv e altro. Concorda Alberto Sgarlato, dell’associazione culturale Mulino degli Artisti e tastierista dei Flower Flesh: navigando nei social networks si nota come il pubblico preferisca sempre il già noto e per questo motivo, le case discografiche preferiscono investire su una band magari in declino ma con un suo zoccolo di pubblico che su un gruppo debuttante che pure trovano di grande valore, come è successo a loro. Al contrario di altri il Mulino degli Artisti ha sempre avuto un ottimo rapporto con le istituzioni, ma paga l’essere situato a Tovo e quindi fuori dai giri consueti.

Roberto Lucido infine racconta la propria esperienza a Londra dove suonare è un lavoro rispettato e un musicista anche giovanissimo si trova subito inserito in un percorso creato da persone competenti, oppure può farsi conoscere come “busker” (musicista di strada), tradizione che in Italia non esiste, in un paese dove anche musicisti di alto livello non riescono a diventare professionisti e quando si riesce a essere pagati per suonare avviene in nero o dopo trattative estenuanti. Lucido ha chiuso la giornata eseguendo tre sue canzoni.

Albenga Corsara ringrazia tutti i partecipanti, relatori e pubblico e lo Studio Creativo Quattromani di Francesca Bogliolo e Francesca Galizia per l’allestimento della sala e del buffet.

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2 Commenti

  1. Davvero un bel momento, solamente qualche perplessità su qualcuno dei relatori che hanno parlato…

  2. Ringrazio innanzitutto Alfredo Sgarlato e il direttivo di Albengacorsara per avermi invitato a partecipare all’incontro: non è retorica se dico che mi sono sentito onorato, a seguito di questo invito.
    In seconda battuta, a beneficio di quelle persone che si aspettavano – da parte mia – un elenco delle mie collaborazioni artistiche, vorrei precisare che, col mio intervento, ho preferito ribadire il desiderio già espresso nel memoriale pubblicato in settembre, e che tanto clamore ha suscitato a giudicare dall’elevato numero di commenti (quasi un centinaio, molti dei quai decisamente fuori luogo): il desiderio di un rinnovato spirito critico nel pubblico, affinché quest’ultimo possa liberarsi da pregiudizi ed etichette al fine di valutare un evento musicale in maniera obiettiva e serena. A quanto pare, le mie preghiere al “Corsara” non sono rimaste inascoltate, e questo è un altro fatto di cui sono grato alla Redazione.
    Trovandomi, poi, a dover parlare in una conferenza riguardante la “musica d’autore” in Liguria, mi è parso doveroso e stimolante fornire validi spunti di riflessione attraverso il consiglio di lettura di tre libri dai quali ho appreso punti di vista differenti a riguardo della medesima questione: la fruizione della Musica oggi; mi auguro che qualcuno dei presenti, mossi dal medesimo spirito di curiosità che ha mosso il sottoscritto, voglia acquistare quei libri e godere dei loro preziosissimi contenuti.
    Infine, con la massima fermezza e convinzione, affermo che non sono per niente d’accordo con le teorie per le quali sia impossibile fare della Musica una professione, oggi: in risposta a queste affermazioni, esternate durante il dibattito, mi sento in diritto di rispondere che è difficile, ma non impossibile, a patto che umiltà e determinazione siano sempre presenti, nella vita di chi sceglie di fare Musica attivamente. La frase «andare a suonare gratis non salva la Musica, la uccide», anch’essa pronunciata durante il dibattito di sabato scorso, sintetizza uno scenario indubbiamente fastidioso per molti, ma altrettanto indubbiamente realistico, e che si pone nella medesima linea di analisi critica che ha portato il sottoscritto a denunciare il diffuso fenomeno del “doppiolavorismo”, forse la peggior piaga della scena musicale ponentina.

    GLB.

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