di Fabrizio Pinna – Ieri sulla nave scuola “Leon Pancaldo” presso la Vecchia Darsena del porto di Savona si è tenuta la presentazione pubblica e la conferenza per l’accordo tra la Fondazione CIMA e la Sezione Nautica “L. Pancaldo” dell’ I.S.S. Ferraris-Pancaldo di Savona. La nave scuola “Leon Pancaldo” sarà ora anche al servizio dei ricercatori della Fondazione CIMA per il monitoraggio del nostro ecosistema marino, in un nuovo “percorso in cui il mondo della scienza, della ricerca e il mondo della scuola convergeranno lungo la stessa rotta e verso un unico, importante obiettivo, cioè la tutela e la valorizzazione di un patrimonio unico e fondamentale per il nostro territorio, la nostra economia e il futuro dei giovani: il nostro mare”.

Il discorso del Prof. Luca Ferraris, Vicepresidente della Fondazione CIMA, che ieri ha illustrato il progetto. «Un proverbio africano dice: da soli si va più veloci, ma insieme si va più lontano. Oggi inizia una sinergia tra diverse “scuole”, due modi diversi di vedere, vivere e scoprire il mare che va ad arricchire un progetto che Fondazione CIMA coordina da diversi anni, ovvero, “Osservare il mare attraverso la lente della scienza”.

Oggi, grazie al “Nautico”, questo progetto si arricchisce di una piattaforma eccezionale e di un “background” storico che è parte integrante del patrimonio culturale della nostra città.

Perché il mare? A volte quando parliamo di ambiente pensiamo subito alla terra ferma ma in realtà, il mare copre il 70% della superficie terrestre ed è nota la sua influenza sul clima generale del nostro pianeta. Basti pensare che alcuni indizi ci fanno supporre che gli eventi alluvionali delle settimane scorse sono dovuti ad un’anomalia termica del mare.

Il mare è parte integrante del nostro territorio. La Liguria, in particolare Savona, si trova al centro della più grande area marina protetta del Mediterraneo (il Santuario Pelagos). La gestione e conservazione di quest’area sono quindi un dovere morale e sociale in primis per noi che quotidianamente viviamo questo territorio, che non ci sentiamo di delegare ad altri.

Perché la ricerca scientifica? L’ecosistema marino è complesso e dinamico e soprattutto è per natura quasi totalmente inaccessibile all’uomo e per questo l’osservazione e la ricerca scientifica possono dare moltissimo.

Fondazione CIMA è una realtà scientifica internazionale, ma, proprio perché ha sede e opera a Savona, è quanto mai vicina e partecipe della funzione sociale e non solo scientifica, di tutela e salvaguardia dell’ambiente e del proprio sistema-territorio.

Non a caso, da anni sta investendo proprie risorse nella formazione di ricercatori specializzati proprio nella gestione delle problematiche legate all’ecosistema marino del Savonese, con particolare interesse verso i cetacei, in quanto questi animali sono dei preziosi indicatori dello stato di salute dell’ecosistema marino.

Formazione e ricerca scientifica sarà la nuova rotta della Nave Scuola. Per quanto riguarda la formazione ci proponiamo di condividere le conoscenze e l’esperienza acquisite, ponendoci come “scuola in mare” (esempio: l’anno scorso più di venti tra studenti e ricercatori universitari, italiani e stranieri, hanno svolto stage formativi riguardanti la conservazione e gestione dell’ecosistema marino ligure).

La collaborazione avviata con l’istituto nautico permetterà di ampliare lo spettro di formazione, non solo agli studenti universitari, ma anche agli studenti delle scuole superiori che hanno deciso di fare del mare il proprio mestiere e futuro.

La Nave scuola è un’aula “sensoriale” in mezzo al mare, dove ricercatori italiani e stranieri, studenti universitari e studenti del “nautico” impareranno ad osservare ed ad interagire con l’ecosistema marino e con l’inglese, così da costruire nuove figure professionali. Perché anche l’inglese? la Leon Pancaldo sarà anche un laboratorio internazionale per i progetti di cooperazione e sviluppo, proseguendo ad esempio quanto iniziato con i ricercatori di Capo Verde e Cina, che la scorsa estate hanno seguito un periodo di formazione specifica presso di noi.

Per quanto riguarda la ricerca scientifica, chiaramente la Leon Pancaldo rappresenta uno strumento eccezionale che amplierà l’operatività in mare dei ricercatori.

Solo quest’anno, i ricercatori di Fondazione CIMA hanno percorso più di 1’000 miglia nautiche, per un totale di più di 3000 chilometri quadrati di mare monitorato: le 7 differenti specie avvistate durante gli 84 avvistamenti, per un totale di circa 800 cetacei incontrati. Ciò conferma come le nostre acque siano un’area prediletta per questi affascinanti mammiferi marini.

Tra i cetacei avvistati, sono stati foto-identificati 34 esemplari di zifio, che rappresentava la specie obiettivo della campagna di ricerca della Fondazione CIMA. Tra questi sono stati avvistati dei cuccioli, confermando l’importanza delle nostre acque per questa specie.

Perché lo zifio? Lo zifio viene definito uno degli ultimi misteri viventi del Mediterraneo essendo, in assoluto, uno tra animali meno conosciuti al mondo. Poco o nulla si conosce di questo delfinone che, fino agli anni 60’ del secolo appena trascorso, veniva considerato addirittura assente nell’intero Mediterraneo. Nonostante le ragguardevoli dimensioni, raggiungendo i 6 m di lunghezza e le 3 tonnellate di peso, l’avvistamento in mare di questi animali è estremamente complesso in quanto gli zifi hanno un comportamento particolarmente timido ed elusivo. Questa specie è molto sensibile all’inquinamento e quindi rappresenta una sentinella dello stato di salute del nostro mare.

Durante questi anni, i ricercatori di Fondazione CIMA hanno osservato che nel periodo estivo la popolazione di zifi nel Mar Ligure (ne abbiamo a catalogo più di 100 esemplari) sembra spostarsi dalle acque costiere per concentrarsi intorno ad una montagna sottomarina di origine vulcanica, situata a circa metà strada tra la costa ligure e quella corsa.

Le domande a cui i ricercatori di Fondazione CIMA tentano oggi di rispondere sono: perché questi animali stanno proprio qui? Sono zone di riproduzione importanti o stanno fuggendo dall’inquinamento estivo? La qualità del mare è migliorata? Queste balene stanno aumentando o diminuendo? Come si stanno adattando ai cambiamenti climatici?

Questo rappresenta uno degli obiettivi dei prossimi anni, considerando che lo status delle popolazioni dei cetacei nel Mediterraneo è ad oggi classificato insufficiente per capire il loro stato di conservazione.

Voglio ricordare che insieme a noi camminano e ci sostengono altri partner fondamentali quali: i Comuni di Noli e di Finale Ligure, L’Associazione Costa Balene – Le Tre Terre per promuovere la conoscenza sul territorio, l’istituto Zooprofilattico della Liguria, Piemonte e Valle d’Aosta che raccoglierà insieme a noi campioni biologici proprio per monitorare lo stato di salute del ecosistema, l’Università di Genova, l’Autorità Portuale di Savona, organizzazioni di whale watching e la Corsica Sardinia Ferries che mette a disposizione i suoi traghetti come piattaforma di ricerca. E, chiaramente, la Capitaneria di Porto che, con il suo prezioso lavoro, monitora la nostra sicurezza, come quella di tutti coloro che vanno in mare.

Perchè un “sistema partecipativo”? Perché noi crediamo che “partecipare” a questo progetto sia parte dei diritti/doveri di tutti, enti pubblici e privati: un gesto di “responsabilità sociale” per le future generazioni.

In un discorso all’assemblea generale delle Nazioni Unite, Baba Dioum, ecologo africano ha detto: “In the end, we will conserve only what we love, we will love only what we understand, and we will understand only what we are taught”. “Preserveremo solo ciò che amiamo, ameremo solo ciò che capiamo, capiremo solo ciò che ci viene insegnato”».