di Alfredo Sgarlato – L’affettuosa dedica di Davide Geddo a Lorenzo Pisani, storico gestore del Cinema Teatro Ambra apre la sesta edizione di Su la Testa. Quindi i presentatori Gabriele Puggelli e Alessandro Borea impeccabili in smoking presentano gli artisti. Da due edizioni le presentazioni sono più stringate e questo giova all’economia della serata. Primi ad esibirsi sono gli Gnu Quartet, Francesca Rapetti (flauto), Raffaele Rebaudengo (viola), Roberto Izzo (violino) e Stefano Cabrera (violoncello).

Formazione genovese di estrazione classica, molto noti come accompagnatori di importanti artisti (Gino Paoli, Vittorio De Scalzi, Baustelle), che eseguono rielaborazioni di brani di Muse, De Andrè, Battisti. I musicisti usano gli strumenti in maniera non convenzionale, gli archi sono percossi, sfregati, pizzicati e tutti gli strumenti sono usati in chiave ritmica, vedi l’ostinato del flauto in Una giornata uggiosa. Nelle mani dello Gnu Quartet i Muse si colorano di dissonanze alla Piazzolla e crescendo alla Nyman, Megu megun diventa un nuovo esempio di progressive rock. Il violino elettrificato e distorto improvvisa. Buona anche la presenza scenica del gruppo.

Quindi tocca al vincitore del Su la testa Contest rassegna di musicisti auto prodotti, che normalmente si teneva all’Arci Brixton e quest’anno, dopo l’inopinata chiusura del locale si è trasferito all’Italo Calvino di Loano. Vincitore è Sergio Pennavaria, vittoria che non mi ha colto di sorpresa perché avevo già visto alcune sue esibizioni e ne avevo apprezzato la già buona maturità artistica. Accompagnato da una band tecnicamente molto valida (Alessandro Graziano chitarra e violino, Boris Vitrano chitarra, Federico Fugassa contrabbasso, Loris Lombardo batteria) Pennavaria scrive canzoni ritmate e intrise di umori mediterranei e zigani. Poiché Su la Testa porta fortuna, vedi i successi di Zibba, Gualazzi e Chiara Ragnini, Sergio sarà il prossimo a conquistare le platee.

Tra un gruppo e l’altro gli intermezzi de La Valigia del Comico, con Barbara Ferro, Gabriella e Binello, Liliana Franchelli che interpreta una canzone di Lolli. Nella seconda parte abbiamo Dellera, ovvero una costola degli Afterhours, il bassista Roberto Dell’Era, qui chitarrista e cantante e il violinista Rodrigo D’Erasmo, che presentano il loro primo disco “Colonna sonora originale”. Canzoni lente e ipnotiche, che si accendono di sprazzi psichedelici e rumoristi. Molto suggestivi i brani di chiusura. Un rock d’autore che le riviste inglesi farebbero precedere da prefissi come “post” o “avant” che Dellera interpreta con la sensibilità melodica di un autore italiano.

Chiudono i Selton, band dalla storia davvero particolare. Brasiliani, si conoscono a Barcellona, si trasferiscono a Liverpool dove apprendono la lezione dei Beatles, quindi a Milano dove si innamorano di Jannacci e Cochi e Renato. Ascoltare la Canzone intelligente o Ho visto un re nella lingua di Bahia è qualcosa di davvero straniante, ma liquidare i Selton, che si alternano alla voce solista e a tutti gli strumenti, come band demenziale sarebbe sbagliato: sono musicisti ottimi, il chitarrista solista ricorda nello stile Dave Gregory degli XTC, uno dei chitarristi più originali della storia e il batterista del look bizzarro è una macchina ritmica straordinaria. Buoni anche i brani originali, che fondono la melodia dei Beatles con ritmi alla Talking Heads.

Una serata molto varia nelle proposte, come deve essere un festival e il pubblico, che ha riempito la sala, si è senz’altro divertito, anche per la simpatia che hanno mostrato tutte e quattro le band. Stasera Chiara Ragnini, Tori Sparks, Chiara Canzian e la più bella voce italiana, Mauro Ermanno Giovanardi.

* Fotogallery Studio fotografico Mario Rossello – Albenga

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