di Alfredo Sgarlato – A volte nella vita capitano strane coincidenze che poi coincidenze in realtà non sono. Un giorno, si parla dei lontani anni ’80, leggevo che si voleva trarre un film dal romanzo “Rimini” di Pier Vittorio Tondelli (Correggio 14/9/1955- Reggio Emilia 16/12/1991). Così per gioco provai a pensare quale musica potesse esserci come colonna sonora di un noir ambientato sulla riviera romagnola. Qualche giorno dopo ho sfogliato il volume in libreria e ho visto con gran stupore che lo scrittore aveva già previsto una colonna sonora e conteneva gli stessi pezzi che avevo scelto io. In realtà non c’è nulla di strano. È vero che non avevo ancora letto i romanzi di Tondelli, avevo vent’anni e a quell’età si leggono i classici, Camus, Dostoevskij, ma lo leggevo spesso come opinionista su Rockstar o Linus, quindi conoscevo i suoi gusti.

Quando ho compiuto i trent’anni, l’età in cui bisogna leggere i contemporanei, decisi di leggere i romanzi di Tondelli, che nel frattempo la maledizione degli anni ’80, l’AIDS, aveva portato via. Cominciai con “Camere separate”( Bompiani1989), il romanzo più apprezzato dalla critica, l’ultimo scritto da Pier, che come sempre avviene con le opere “mature” è il meno interessante tra i suoi. È la storia, dichiaratamente autobiografica, di un giovane e del suo imporsi come intellettuale, del formare una coppia stabile e infine la morte per AIDS del compagno. Scritto molto bene ma niente di ché. Quindi sono passato al primo “Altri libertini”(Feltrinelli1980), titolo che omaggia un classico poco noto, “Casa d’altri” di Silvio d’Arzo, cinque racconti che in origine dovevano essere parti di un romanzo fiume. Il primo racconto “Posto ristoro” è un pugno nello stomaco: la storia di un teppistello che si prostituisce con un mafiosetto per comprare l’eroina a un amico. Il tutto scritto con linguaggio adeguato.

La madre di Tondelli, quando scoprì cosa scriveva il figlio ebbe un malore. Sequestrato per oscenità, fu ripubblicato in edizione censurata, ma l’originale si trova. “Altri libertini” non è una lettura facile, ma è un libro fondamentale per capire l’Italia al passaggio agli anni ’70 agli ’80. Come è altrettanto importante “Rimini”(Bompiani 1985), il ritratto di quell’Italia “da bere” che iniziava il degrado. Forse non è un libro del tutto riuscito, si sente la voglia di scrivere un libro di successo (lo è stato), Tondelli stesso non lo amava, lo trovava “pieno di brutti dialoghi da film americano”. Oltre a questi Tondelli ha scritto un altro romanzo “Pao Pao” (Feltrinelli 1982), in cui si racconta del servizio militare che, come mi raccontò un libraio grande ammiratore di Pier, nella mia città, Albenga, sede di caserme, ebbe un successo imprevedibile, ma che ho avuto la curiosità di leggere solo per ultimo, non avendo io fatto il militare. È il suo libro più strettamente autobiografico e forse proprio per questo è quello più sperimentale nel linguaggio, periodi lunghissimi e giochi di parole.

Una sera si tenne ad Albenga una conferenza su Tondelli. Sono andato con entusiasmo, ma il dibattito era tutto centrato su un tema, il contrasto tra l’omosessualità di Tondelli e la sua profonda fede cattolica (e la conseguente amicizia col grande reietto della letteratura italiana, Carlo Coccioli). Avrei voluto prendere la parola e spiegare che io, profondamente estraneo sia all’omosessualità che alla fede cattolica, amavo l’opera di Tondelli e che Pier non era solo quello, era mille altre cose, era lo scrittore che consigliava racconti tristi dalle pagine delle riviste rock, che amava quella musica strana che ascoltavamo in pochi quello che aveva raccontato così bene “i miei tempi”, gli anni prima della Milano da bere, quando c’era ancora la dolcezza del vivere. Ma sono timido e non l’ho fatto. Poche altre volte ho maledetto la mia timidezza come quella sera (quando ho visto la ragazza più bella del mondo e l’ho vinta me ne sono pentito amaramente).

Oggi ho il privilegio di scrivere e spero si sarà capito perché io, che generalmente dalla lettura di uno scrittore italiano non di genere rimango deluso e conto sulle dita gli scrittori italiani che mi hanno fatto venire voglia di leggerne un secondo libro (Landolfi, la Ortese, Benni, Ammanniti) di Tondelli leggerò tutto.

* il trend dei desideri: la rubrica Corsara di Alfredo Sgarlato