di Guglielmo Olivero – Questa mattina ho incontrato un mio amico, un precario che a fine marzo, con tanti ringraziamenti da parte del datore di lavoro, tornerà a casa. Il guaio è che questo mio amico ha una figlia che è cresciuta ed una moglie, precaria pure lei. Non sono più giovani e fanno parte di quella immensa schiera di italiani che, con tutta la più grande volontà, non riescono a entrare nel mercato del lavoro, forse perché non sufficientemente raccomandati. 

Prendo a simbolo questo mio amico (voi, cari lettori, ne avrete altri…) per salutare questo Natale precario. La festa, per quanto mi riguarda, non mi coinvolge particolarmente non avendo molta confidenza con i Vangeli e, tanto meno, con  la Chiesa. Ma fa male pensare a tutti coloro che in questo Natale ci credono e che vorrebbero fare un regalo dignitoso alla moglie, al figlio, al genitore anziano. E, pur lavorando tutto il giorno, non possono permetterselo. E la rabbia aumenta nel vedere, come affermano le statistiche, che aumentano le vendite dei beni di lusso. A dimostrazione di come, oltre che di santi e di eroi, questa sia sempre la patria degli evasori.

* Willypedia, rubrica Corsara di Guglielmo Olivero