di Guglielmo Olivero – La lettera scritta e pubblicata su Albenga Corsara da Bruno Zanoni è da convidividere in pieno, soprattutto se si ama il ciclismo. Se non l’avete letta potete adesso andare sull’archivio del sito e esaminarla riga dopo riga: capirete che è scritta da una persona che ha dato la vita (e non esageriamo ad usare questo termine considerato  che Bruno ha rischiato grosso per il superlavoro nell’0rganizzazione del Laigueglia) per il ciclismo e che da questo si sente tradito. Come amare una donna, riempirla d’attenzione e poi, aprendo l’armadio per posare la camicia, vedere che dentro trovi uno sconosciuto.

Lo scriba è un amante del ciclismo, come il collega Claudio Almanzi che sempre qui scrive di sport e che è un valente giudice di gara delle corse ciclistiche.  E chi ama questo sport, sa che non accetta chi bara, chi affronta una tappa dura aiutandosi con sostanze vietate, barando sui colleghi. Ma lo scriba è anche consapevole che la lotta al doping, soprattutto in campo professionisticio, è stata condotta in malo modo a partire dall’affaire Pantani. Al Pirata niente è stato perdonato e suona come una profonda ingiustizia la sua esclusione dall’ultima tappa di un Giro d’Italia perchè colto, secondo l’accusa, positivo ai controlli. Gli stessi giudici che al Tour de France per anni sono riusciti a nascondere le malefatte di quel grande imbroglione che è Louis Amstrong, il corridore che si inventò un tumore per poter fare il bello e cattivo tempo coperto dall’amico Bush.

Ecco, Amstrong rappresenta il simbolo del male del ciclismo: il giorno che questo signore dovrà rispondere a chi il cancro lo ha conosciuto veramente e  verrà giudicato per le sue malefatte la storia di questo sport sarà più limpida. Quanto agli Amatori che Zanoni prende come spunto per la sua lettera la ragione è doppia: troppi fanno uso di sostanze strane, Ma a ben vedere sono Amatori e non Professionisti. A uno che lo sport lo fa per lavoro si può perdonare qualcosa, a chi invece lo fa per divertimento no. Cavoli suoi se si ammalerà. Da parte nostra, e da chi corre con la voglia di divertirsi, sarà, una volta ricoverato in ospedale, un cretino in meno che correrà in bici usando trucchetti.