di Alfredo Sgarlato – Van Gogh e il viaggio di Gauguin” è il titolo della mostra principale esposta in questi giorni al Palazzo Ducale di Genova. Tenete ben presente la parola “viaggio” perché è proprio questo concetto a ispirare il percorso. La prima sala infatti contiene una ricostruzione della stanza di Van Gogh, un suo quadro raffigurante un paio di scarpe e un paio di paesaggi di Morandi, ovvero il primo dei viaggi possibili: lo sguardo al di fuori della propria finestra.

Nelle stanze seguenti si mostra l’idea romantica del viaggio: il viaggio nei mondi esotici, rappresentato dalla splendida tela di Gauguin “Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo” (che però è illuminata male e costringe ad un continuo movimento per guardarne ogni particolare); il viaggio interiore, verso l’illuminazione; la scoperta del Sublime, tema di fondo della pittura romantica, presente con tre opere del magnifico Turner e una di Caspar David Friedrich.

Sono perciò presenti molti pittori americani, specialisti del paesaggio, anche poco noti come Albert Bierstadt, Frederic Edwin Church e il meno noto Andrew Wyeth (molto interessante); fino al grandissimo Hopper, il pittore della solitudine e della Luce interiore, autore troppo a lungo sottovalutato e oggi finalmente riscoperto (grazie anche a Tom Waits che ha ispirato un disco al suo capolavoro “Nighthawks”) il cui “Morning sun” varrebbe da solo il viaggio. È divertente poi notare come un paesaggio marino di Turner, e un “Senza titolo (1969)” di Rothko, astrattista per eccellenza, siano alla fine molto simili.

A questo punto il visitatore, che ha già visto una quarantina di quadri e solo un Van Gogh, si chiede se il titolo della mostra non sia fuorviante. Non preoccupatevi, Van Gogh arriva, ci sono quaranta sue opere, scelte fra le meno note eccetto un autoritratto, molte risalenti agli inizi, altre del periodo più fecondo. Ci sono anche un paio di Monet, autore che non sopporto, e una sala tutta Kandinsky, da cui non sarei mai uscito.

Oltre ai quadri di Van Gogh sono esposti gli originali delle lettere, mentre le stesse tradotte sono riprodotte sui muri. Leggendole si scopre un Van Gogh molto diverso dalla vulgata dell’artista pazzo: appare un uomo consapevole del proprio talento e della propria visione della pittura, nonché valido scrittore. La mostra mostra è visitabile sino al primo maggio, il tempo di visione è un’ora circa e se andate prima delle 14 non c’è molta folla. Tenete conto nell’organizzarvi che vi verrà sicuramente voglia di rivederla.

Oltre a Van Gogh è visibile fino al 29 gennaio al Ducale “I saltimbanchi”, mostra di incisioni di Picasso intermedie tra i periodi blu e rosa, ideata dalla Gama di Albenga. Sono opere molto stilizzate, alcune appena accennate, altre più compiute, ispirate dal mondo del circo. Chi non ama il Picasso più astratto si ricrederà vedendo questi piccoli prodigi di tecnica e stile.

Poiché il tempo non mi mancava, ho visitato anche due mostre negli spazi laterali: quella di Antonio Nunziante, pittore contemporaneo che si rifà al romanticismo e al simbolismo, opere di grande formato molto luminose e pregnanti; e allo spazio Dogana, quello dedicato ai giovani artisti, “Social bodies”. Questa è una mostra di fotografia, installazioni e videoarte di artisti svizzeri in gran parte under 30. L’opera più interessante è il video “I am another” di Selina Baumgartner, in cui alcuni attori interpretano terroristi. Visitabile sino al 29/1, poi altre mostre la seguiranno in questo spazio. E devo aggiungere che è presente anche la mostra sulla scoperta dell’Antartide (fino al 18/3), ma a vedere anche questa non sono riuscito.

Al palazzo Ducale di Genova per l’appassionato d’arte le visite sono imprescindibili, le mostre presentate sono sempre notevoli e a volte geniali come ideazione. Ho un’unica considerazione negativa: Trenitalia ormai ha un rapporto qualità/prezzo inaccettabile e se fossi un padre di famiglia non mi sarei potuto permettere un pomeriggio così.

* il trend dei desideri: la rubrica Corsara di Alfredo Sgarlato