[Cl. Al.] – Un pomeriggio per approfondire con uno studioso di toponomastica gli aspetti più caratteristici e singolari dei nomi legati alla storia del territorio albenganese. E’questo in estrema sintesi il programma della conferenza che sarà tenuta sabato 28 gennaio (alle 16 e 30 a palazzo Peloso Cepolla) dal dottor Mauro Bico, collaboratore dell’Accademia della Crusca. Ad organizzare l’evento è l’ Istituto Internazionale degli Studi Liguri, sezione di Albenga, guidato dall’avvocato Cosimo Costa. “Si tratta- dicono gli organizzatori- di una conferenza-lezione sulla toponomastica del comprensorio ingauno. L’intervento del dottor Bico verterà sull’esposizione dei primi risultati di una ricerca cominciata alcuni anni fa, promossa dalla Regione Liguria e denominata Archivio toponomastico della Liguria”.

Tale ricerca, mirante a coprire tutte le zone che vanno a formare il variegato quadro morfologico della Liguria, da Sarzana a Ventimiglia, ha come scopo la raccolta e la schedatura dei toponimi liguri, grande patrimonio di nomi in dialetto dei luoghi di sfruttamento agricolo, nonché serbatoio pressoché inesauribile di indicazioni sull’antropizzazione sia dell’entroterra sia della costa. “Nomi come zunchéu, zerbà, bandìa- dicono all’IISL di Albenga- non indicano soltanto un tipo di utilizzo economico del territorio; non vanno a designare esclusivamente appezzamenti di terreno più o meno grandi, ma ci restituiscono una mappa, un mosaico, come recita il titolo del progetto, potremmo dire un grandioso affresco sociale, economico e culturale di quella civiltà rurale dei nostri padri e dei nostri nonni, che ormai alimenta soltanto una stanca elegia dei bei tempi andati”.

Il lavoro è stato svolto sotto l’attenta e appassionata guida scientifica della professoressa Giulia Petracco Sicardi, ed è stato realizzato, per la maggior parte, grazie all’opera di volontariato culturale dei numerosi soci dell’Istituto di Studi Liguri di Albenga che, schede alla mano, sono andati a intervistare pazientemente persone di una certa età che si sono dimostrate indispensabili per la loro memoria storica. “Si sono privilegiate- dicono agli Studi liguri- le fonti orali rispetto a quelle catastali, per un’esigenza di maggiore aderenza all’archetipo del toponimo, ossia un nome il più antico e vicino possibile all’originale, in quanto i vari trascrittori nel corso delle epoche hanno dato luogo a vere e proprie storpiature”. Ciò è avvenuto non solo in occasione della realizzazione del catasto napoleonico, ma anche nella redazione delle carte dell’Istituto Geografico Militare. In tali censimenti si è spesso opacizzato, o addirittura cancellato, il nome più antico e quindi probabilmente quello autentico.

“Lo scopo finale della ricerca – dicono gli studiosi dell’Istituto degli Studi liguri – ancora da perfezionare, sarà quindi quello di affiancare il versante linguistico a quello storico. Da una parte, infatti, una storia del paesaggio produttivo ingauno e ligure, dall’altra l’etimologia, l’origine di parole che, a cavallo dei secoli, sono giunte a noi più o meno fortunosamente, e ci recano, a mo’ di staffette ricoperte dalle incrostazioni del tempo, notizie dal passato, per dirci chi siamo stati e forse chi saremo”.