[mk] – Il Comitato Acqua Bene Comune del ponente ligure ha iniziato una nuova mobilitazione denominata: Campagna di obbedienza civile. Queste le motivazioni: lo scorso 12 e 13 giugno si sono tenuti nel nostro paese due referendum per l’abrogazione di due norme, l’una sulla “Modalità di affidamento e gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica. Abrogazione” e l’altro sulla “Determinazione della tariffa del servizio idrico integrato in base all’adeguata remunerazione del capitale investito”, indetti con Decreto del Presidente della Repubblica pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 77 del 4/4/2011), che si sono recati alle urne circa 28 milioni di italiane e di italiani, di cui 9.600 albenganesi e, di questi, il 95% ha votato SI su entrambe i quesiti, che con tale espressione di voto le cittadine e i cittadini italiani e, quindi, anche quelli albenganesi, si sono espressi in maniera chiara ed inequivocabile contro la privatizzazione dei servizi pubblici locali ed in particolare del servizio idrico, indicando, con altrettanta chiarezza, che essi devono essere gestiti in forma pubblica e partecipata.

Ricordiamo inoltre che non rispettare l’esito referendario è considerato violazione della costituzione e quindi gesto eversivo. Di conseguente il Comitato Acqua Bene Comune, che è composto da liberi cittadini slegati dai partiti e proprio per questo ha avuto uno straordinario successo nella campagna referendaria chiede alla Giunta del Comune di Albenga di:

  • – ritirare l’atto di indirizzo n° 333 del 04 ottobre 2011 sia perché in netto contrasto con la volontà espressa dalle cittadine e dai cittadini di Albenga nel referendum del 12 e 13 giugno scorsi sia perché, visti gli errori delle passate amministrazioni che scegliendo di affidare il Servizio idrico ad aziende private, hanno accumulato un debito presunto di € 8.904.482,31, debito che sarà pagato, in ogni caso, dalla collettività albenganese;
  • – procedere alla modifica dello Statuto Comunale introducendo la categoria di “bene comune” nel seguente modo “il Comune di Albenga, anche al fine di tutelare le generazioni future, garantisce il pieno riconoscimento dei beni comuni in quanto funzionali all’esercizio di diritti fondamentali della persona nel suo contesto ecologico”
  • – procedere alla modifica dello Statuto Comunale introducendo la seguente dicitura “Il servizio idrico è un servizio di carattere generale privo di rilevanza economica”;
  • – procedere all’istituzione di un Ente di Diritto Pubblico, anche consortile, al quale affidare il servizio idrico integrato del nostro territorio.

La prima giornata di mobilitazione, con raccolta firme, nonostante la giornata non favorevole ha avuto un buon successo e la raccolta si ripeterà nei prossimi sabati 11, 18 e 25 febbraio alle ore 16 in piazza del Popolo.

 

Riportiamo di seguito l’appello al Governo e ai Sindaci:

L’acqua e un bene essenziale ed insostituibile per la vita e, pertanto, la disponibilità e l’accesso all’acqua potabile e all’acqua necessaria per il soddisfacimento dei bisogni collettivi costituiscono un diritto inviolabile dell’uomo, un diritto universale, indivisibile, che si può annoverare fra quelli di cui all’articolo 2 della Costituzione;

Il 12 e 13 giugno scorsi 26 milioni di donne e uomini hanno votato per l’affermazione dell’acqua come bene comune e diritto umano universale e per la sua gestione partecipativa e senza logiche di profitto.

Le stesse persone hanno votato anche la difesa dei servizi pubblici locali dalle strategie di privatizzazione: una grande e diffusa partecipazione popolare, che si è espressa in ogni territorio, dimostrando la grande vitalità democratica di una società in movimento e la capacità di attivare un nuovo rapporto tra cittadini e Stato attraverso la politica.

Il voto ha posto il nuovo linguaggio dei beni comuni e della partecipazione democratica come base fondamentale di un possibile nuovo modello sociale capace di rispondere alle drammatiche contraddizioni di una crisi economico-finanziaria sociale ed ecologica senza precedenti.

A questa straordinaria esperienza di democrazia il precedente Governo Berlusconi ha risposto con un attacco diretto al voto referendario, riproponendo le stesse norme abrogate con l’esclusione solo formale del servizio idrico integrato.

Adesso, utilizzando come espediente la precipitazione della crisi economico-finanziaria e del debito, il Governo guidato da Mario Monti si appresta a replicare ed approfondire tale attacco attraverso un decreto quadro sulle strategie di liberalizzazione che vuole intervenire direttamente anche sull’acqua, forse addirittura in parallelo ad un analogo provvedimento a livello di Unione Europea che segua la falsariga di quanto venne proposto anni addietro con la direttiva Bolkestein. In questo modo si vuole mettere all’angolo l’espressione democratica della maggioranza assoluta del popolo italiano, schiacciare ogni voce critica rispetto alla egemonia delle leggi di mercato ed evitare che il “contagio” si estenda fuori Italia.

L’acqua non è una merce, ma un bene comune che appartiene a tutti gli esseri viventi e a nessuno in maniera esclusiva, e tanto meno può essere affidata in gestione al mercato.

I beni comuni sono l’humus del legame sociale fra le persone e non merci per la speculazione finanziaria.

Ma sorge, a questo punto, una enorme e fondamentale questione che riguarda la democrazia: nessuna “esigenza” di qualsivoglia mercato può impunemente violare l’esito di una consultazione democratica, garantita dalla Costituzione, nella quale si è espressa senza equivoci la maggioranza assoluta del popolo italiano.

Chiediamo con determinazione al Governo Monti di interrompere da subito la strada intrapresa.

Chiediamo a tutti i partiti, a tutte le forze sociali e sindacali di prendere immediata posizione per il rispetto del voto democratico del popolo italiano.

Chiediamo alle donne e agli uomini di questo paese di sottoscrivere questo appello e di prepararsi alla mobilitazione per la difesa del voto referendario.

Oggi più che mai, si scrive acqua e si legge democrazia.